62 Siluramenti [6.111.18] 6 Marzo. Giornata di udienze. Da parecchie mattine attraverso ore di ansia tremenda, trovando sulla mia scrivania sempre nuovi telegrammi rossi del ministero della marina che mi annunciano i siluramenti compiuti nelle 24 ore antecedenti dai sottomarini tedeschi. Sono talvolta due, talvolta tre telegrammi. È evidente che i nemici hanno concentrato tutto il loro sforzo marittimo contro l’Italia per ridurla alla fame e farvi scoppiare la rivoluzione, che potrebbero ritener possibile dalle dichiarazioni di Modigliani e compagni. Bisogna ogni giorno provvedere ai dislocamenti di piroscafi dall’uno all’altro porto, correndo rischi gravissimi; bisogna nascondere con ripieghi di ogni genere la situazione al Paese, perché non si arresti tutto il traffico marittimo. Orlando, Nitti e Bissolati partono per il fronte. 7 Marzo. Arrivo in ufficio alle 8,30 e vedo sul mio tavolo da lavoro un fascio di telegrammi rossi. Devo compiere uno sforzo su me stesso per contarli ed aprirli. Sono sette, e annunciano dodici siluramenti. Nove piroscafi sono di mia spettanza: è una battaglia perduta nella notte. Telefono, poi vado da Del Bono, ministro della marina. È esterrefatto anche lui. Cinque piroscafi sono stati colati a picco fra Genova e Capo Mele, pare da un solo sommergibile. Un piroscafo che doveva uscire dal porto ieri mattina alle sei ebbe l’ancora incagliata e parti alle undici. Appena al largo nella foschia, gli si parò contro il sommergibile. Il comandante tedesco chiese in italiano al capitano del piroscafo: «Perché uscite cosi tardi? Sono cinque ore che vi aspetto! » Esiste dunque a Genova un perfetto servizio di spionaggio. Il ministro Del Bono mi assicura i più efficaci provvedi-