Z E S gergo — Favellare in gramuffa, si dice in ¡scherzo per Favellare in grammatica, quasi in modo da non essere inteso. Geroglifico o lerogli/ìco, adii, vale Di oscura o misteriosa significazione. ZERGÒN (colla i dolce) s. m. Giargone, chiamasi propr. Una specie di Diamante gialliccio: noi però intendiamo quella Pietra falsa o Cristallo artefatto che assomiglia al diamante, e che componesi nelle fabbriche vetrarie. ZERLA, s. f. ) , .. , , . ,. , . . ! (colla z dolce) (dal barb. ZLRLO, s. m. ) ' Gerula o Zerla, e dalla radicale latina Gero, it, Portare) Gerla o Zana, Strumento composto di mazze con un fondo di asse, e aperto e più largo al di sopra, che serve per portar carbone, pane ed altre cobb tenendolo dietro alle spalle. Gerlino è il dimin. Portar vu là zerla, Frase antica, che ora dicesi Portarla fori net*, V. Portar. ZERMÀN (colla z dolce) s. in. Cugino; e nel fem. Cugina. Dicesi di Coloro che sono generati da due fratelli o due sorelle o da un fratello e da una sorella. Questi si chiamano Cugini fratelli n Cugini germani. Gli altri in grado più lontano di-consi semplicemente Cugini o Cugini in terzo o quarto gratto. Secondo zermàn, Cugino figlio di Cugino germano; ed è il Cugino in terzo grado di parentela. ZERNAR o ZirnIr (colle zz dolci) v. Voci corrotte dall' idiotismo. V. Disnàr. ZERO, s. m. (coll’ e larga) Zero, segno a-ritmetico che per aè solo non significa numero, ma unito alle note numerali le alza a gradi superiori di decine e centinaia. Voce che deriva dall’ Ebraico Zer, significante corona, per essere una figura circolare a guisa della lettera o. Non valere uno zero diciamo anche noi per non valer nulla, Non valere un’ acca. El zero, detto per ¡scherzo, vale il Deretano; il Culiteo; le Natiche. ZERPITÙRA (colla z aspra) s. f. Capitozza, Maniera di potatura, colla quale tron-cansi tutti i rami e tutte le branche d'un albero; e dicesi anche Corona. ZERPÌIÌ, v. (colla z aspra) T. Agr. Scapezzare; Scoronare; Tagliare a corona, Tagliare i rami agli alberi ¡usino al tronco. Nel Padovano col termine Zerpìr s’allude ai Salci e Vetrici, V. Strofèr — Svettare , dicesi del Levar le vette — Diramare, Troncare i rami — Dicioccare, Levar le ciocche. Zerpìr de vide, Potare. V. Broscài. ZESSA, s. f. Specie di tela cotonina piò o ! meno fine, comunissima, e ve n’ha di semplice e di lavorata in molte maniere. ZESSO (colla z dolce) e Gesso, ». m. Getto, Specie di sale che i Chimici chiamano Solfato di calce, e che ridotto in polvere è proprio ad opere di scultura e di edifizii. t)*R el gesso, Ingestare o Gettare, Ti-gnere o Stropicciar con gesso. Z I F Zesso d* sartori, Gesso da sarti, Quella pietra bianca e assai tenera che usano i Sartori per disegnare sulle pezze delle pannine i contorni de’ vestimenti che devono tagliare. Aver molto zesso in te l’anema, E maniera nostra metaf. che vuol dire Aver molti debiti all’Usteria. Le polizze o i conti dell’ Oste si scrivono col gesso. Roba che par gesso, Gessoso. ZETA (colla z dolce e l'e aperta) s. m. Zela fem. Uno de’caratteri dell’alfabetto. Dall’ a fino al zeta, Dal principio al fine. Vedi A. ZET1 (colla z dolce) T. Ant. Geli, Correg-giuolo di cuoio che si adatta per legarlo ai piè degli uccelli di rapina, come a' papagal-li, civette ec. Magnar i zrti f. inuiùtir la spdazza , detto metaf. Ileccarsi i geli, tolta la met. dagli uccelli di rapina, che cercano col becco liberarsi da’ geli; e vale Mangiar dolce e inghiottir amaro. ZÈTOLA, 8. f. (colla i aspra), V. Cetola. ZIA (colla z aspra) Uccelletto, che dicesi più comunemente Cuto, V. ZIBALDÒN (colla zaspra) s. ni. Zibaldone, Guazzabuglio, Mescuglio, Confusione, Imbroglio, Parlare o Scrittura contusa o mal ordinata. Hanno la voce Zibaldum nel nostro sign. anche i Siciliani e si crede che provenga dal greco Symbalto, com-miiceo. Zibaluòn dicesi ancora per Quademac-cio, eh’ è quel libro dove si notano le cose alla rinfusa, ed è non meno detto Slrac-ciafoglio. Far cn zibaluòn, Far un zibaldone o zibaldonaccio, un mescuglio — Vergalo, sust. metaf. 8Ì dice di (iosa composta di parli fra sé diverse e varie — Centone chiamasi una Poesia composta di versi o di parte di versi di altri autori — Parodia, dicesi P Arte di compor versi con 1’ uso di versi altrui; e quindi Parodiare, Far parodie e centoni o poemi rappezzati degli altrui versi ad altro proposito storti e travestiti. ZIBALDONISTA, s. m. Centonisla, fu detto dal nostro Algarolti. Quel poeta moderno che, volendo scrivere latinamente, si serve dei versi d’ uno o dell’ altro degli antichi poeti latini. ZIBEI.ÌN o Zebelìn (colla z dolce) s. in. Zibellino, Animale di corpo oscuramente fulvo, che abita nell’Asia settentrionale, ed è assai simile alla Martora: la sua pelle chiamala pur Zibellino, è ricercatissima. Linneo lo chiama Mustela Zibellina. ZIBÈTO (colla z dolce e restretta) s. m. Zibello, Animale colla coda anulata , col dorso cinereo e negro, strialo a onde. Fiera indomita; adirala erge i peli del dorso, ba un sacchetto tra 1’ ano e i testicoli, dove sta una sostanza di grato odore della Zibello. Chiamasi da Linneo Viverra Zi-belha. ZÍFERA o Zini, s. f. Cifra o Cifera, Scrit- ZIM 8H tura non intesa so non ila coloro tra’quali s é convenuto del modo ili comporla. Criptografia o Steganogrufia, Voci tratte dal Greco, si dice P Arte di scrivere in cifra. Ghirigoro, dicesi a Intrecciatura di linee, che fanno alcuni Boltoscrivendosi. Chiave de la zifra, Contracci fera o Conlraccifra, Modo di scoprire o d’intendere la cifera. Zifra d’on nome, Monogramma, Posizione di tutto un nome in una sola cifra; o sia Nome descritto in compendio o formato dall’ avviluppamento di alcune lettere, come GR indicano il nome e cognome dell’ Autore di questo Dizionario. ZIFERA, add. Cifrato; Ciferato; Incifiato; Inciferalo, Scritto in cifra. ZIFERISTA, s. m. Ciferisca, Scrittore iu cifera. ZIFOLAR. V. Cifolàr. ZIPOLO. V. Cifolo. ZIGANTE (colla z dolce) 8. m. Gigante. Uomo grande oltre al naturai uso. Semiqigante, Mezzo gigante. Compagnone, diceei a Uomo grande e quasi fuor di misura. V. Stanciiirlùn. Esser on zigante, Giganteggiare, Aver la taglia d’ un gigante. ZIGANTBSCO, add. Gigantesco o Gigan-teo, di gigante, che dicesi anche Giganti-no — Uomo gigantesco; Statura gigantesca; Corpo gigantesco. Z1GANTESSA, 8. f. Giganlessa ed anello Giganla, Femmina gigantesca. ZIGANTÒN, s. ni. Gigantone; Giganlac-cio. ZIG1IEZ YGIIE , b. ni. Zigzag, Voce che dinota tortuosità, serpeggiamento; noi lo diremo per Zibaldòn, iu jign. di Confusioni). ZILIATO, s. m. Gigliato, Moneta d’oro di Toscana, che valeva lire veneto ventuna e mezza. ZILOSÌV, s. f. dicevasi nel secolo XVI dal popolo Veneziano per Zf.los’u o Gelosi* che si ilice a’ giorni nostri. ZIM VRA, s. f. Zimarra, Sorta di soprav-vesta ad uso degli Schiavoni. Chiamavasi Zimarra, la Veste lunga o Sottana che portavano sotto la toga i Giudici e gli Avvocali sotto il cessato Governo italiano. ZIMBÈLLO (colla z dolce) 8. m. Zimbello, Uccello legato per allettare gli uccelli. Y. Il KCHUMO eZoGOLO. Esser el zimbélo dei iltri, detto fig. Essere lo zimbello o Servir per zimbello o di zimbello, valgono Servir di trastullo o Eaaer beffato da tutti. ZIMKLE (colla z dolce) V. Asme. ZIMIMAN, (colla i dolce) Geminiano, Nome proprio di Uomo, benché a’ nostri tempi disusato. S. Geminiano era Titolare della Chiesa parrocchiale, ch’esisteva sulla piazza grande di rimpetto precisamente alla Chiesa di S. Marco fra le Procurale nuove e le vec-