3GG L E N LES L E S lingua in balia , Non gli muore la lingua in bocca o Non se gli rappallozzola. E’non sarà rimandato per mulolo. Parla schietto e speditamente. Tf.gnìb la lf.ngua drf.nto dei denti. Tener la lingua a freno o Tenerla in briglia; IInfrenare la lingua, vale Parlare consideratamente e con riguardo. AnDÈ a METF.R LA LF.NGUA IN t’ UN GA- tolo; Maniera d’ammonizione, Tenetela lingua a freno o in briglia, Parlate con riguardo. Tuti parla la so lf.ngua, Ciascuno parla il suo latino, cioè La sua lingua. Tuto kl so fortf. sta in tp. la lf.noda, Aver il suo in contanti nella lingua, Aver tutto quanto il suo maggior capitale nelle chiacchiere. La lkxcua tr! dov' el dente diol, La lingua batte dove il dente duole, Prov. Sempre si ricade sulla cosa che preme. LENGUA DE VACA, s. f. Lapazio, detto in Toscana Romice o Rombico, Erba che ha le foglie lunghe e larghe, della figura d’ una lingua vaccina, e che cresce ne’ luoghi incolti; detta in sistema Rumex pa-ticnlia. Lengua df. vaca, detto per ingiuria di Liugua mordace, Lingua tabana o f acida ; Lingua serpentina. LENGUÌGIO, s. m. Linguaggio, La propria favella di ciascuna Nazione. Tf.gnìr un certo lengua oro. Tener un certo parlare o discorso; Parlare in certa guisa, cioè Un certo modo di discorrere o equivoco o sardonico o simile ; e dicesi per lo più in mala parte. LENGUÀL, s. m. Linguaio, Chiamasi una specie di salsiccia, in cui racchiudesi colla carne di poco tritata anello la lingua. LEN'GUAZZA, s. f. Linguaccia ; Mala Un- ! gita : Lingua nocino. LENGUAZZÒN, V. Si.enguazzòn. LENGUÈLA, s. f. Sliiscetta di cuoio: Cinturino, Pezzetto lungo di cuoio, che serve a vani usi. Lf.NGUELA r>P. LA BALAUZA, V. RaLANZA. Lenguèla del saltarèlo, Linguetta del salterello, Pezzettino di legno tagliato a ugnatura e adattato al salterello degli strumenti da tasto e corde. Linguette negli Organi sono piccoli pezzi d'ottone flessibile ed elastico, di cui si cuepre il cannello d’ottone degli organi. Lencuf.la de le braghf.ssf,, T. de' Sarti. Coda, Quella con cui altre volte si affibbiavano i calzoni al codino (Grntorùn) per di dietro. LENGÙÈTA, s. f. Linguetta, Piccola lingua . Lenguèta da rf.de, V. Ago da redf.. LENGUÌN, s. m. Linguino, Dimin. e Vezzeggiativo di Lingua. LE1NTARÌNE, s. f. T. Agr. Lente o Lenticchia palustre o Erba Pulla, detta da’ Si-stem. Lernna gibba e Lenticula palustris. Pianticella acquatica dì fogliette tondeggianti e polpose, simili alle lenticchie, la quale si vede sovente coprire in forma di tappeto composto d'infinite foglioline verdi chiare, la superficie degli stagni e delle paludi. Le Anitre ed altri uccelli di simil razza se ne cibano volentieri. LENTI?, s. f. Lente ; Lenticchia ; Lenta; \ Civaia, e Lente civaia, Legume noto, prodotto da una Pianticella detta da Botanici Ervum Lens. Lente, dicesi per Vetro o Cristallo di figura simile alla Lente. Se il vetro è convesso da una parte sola, dicesi Mezza lente. Lente del pendolo, T. degli Oriolai, Lente ; Lente del bilancere. Lente, detto per Lentizene, V. LENTISCHIO, 8. m. Lentisco e Dentiseli;o detto da Linn. Pistacia Lenliscus, Albero da cui cola quella resina che dicesi Mastice. I e sue foglie odorose ponno essere impiegale nella concia de’ cuoi, come prat¡cavasi in Venezia al lempo del Mattiolo. Dai piccoli odorosi suoi frutti si cava olio per espressione, il quale è adattatissimo per ardere nelle lucerne, spandendo grato odore, come pure per i saponi che rende odorosi. Questo legno è stimato buono per fortificare le gengive, onde se ne facevano stec-cadenti, da'quali è venuto il nome di Denti-schio e poi di Lcntisco. LENTIZENE, s. f. Lentiggine; Lintiggine, e Litiggine o Letiggine. Macchiette che si spargono particolarmente sul viso, simili alle lenti. Pien de lentizene, Lentigginoso o Le-tigginoso. V. Pane. LENZA, 8. f. (colla z aspra) Voce ant. che significa Acqua. È ancora usata però come furbesca dagli Osti, con che indicano l'Ac-qua eh’ essi meschiano col vino per allungarlo. Bola de la lenza, V. Bola. LEONÒRA, 8. f. Eleonora, Nome proprio di femmina. LEPA, pesce. V. Tenca de mar. LEPRA, s. f. Lebbra, Specie di Scabbia in sommo grado, che fa bruttissima crosta in sulla pelle. LEPROSO, add. Lebbroso, Pien di lebbra. LERIGIÒN, s. f. Voce bassa e trivialissima, detta per Religione. LERIGIOSO, add. Idiotismo per Religioso. LERIQUIA, s. f. Reliquia. È pure idiotismo. LEROÀ, s. m. Dimoiasi comunemente una Medicina purgativa e curativa, introdotta ed accolta con qualche fanatismo popolare fra noi l’anno 182o; Btata proposta ed insegnata dal Chirurgo parigino Le Roi, donde trasse il suo nome volgare. Le regole di comporla e di usarla cautamente in pratica, sono prescritte in un libro divulgato per tutta Italia colle stampe in molte edizioni, al quale può ricorrere chiunque avesse curiosità d’informarsene. LERÒGIO, s. m. Voce degl’ idioti, V. Re- I.OGIO. LESCA, s. f. Esca, Quella materia, che preparala o conciata col Balnitro purificato, serve a batter fuoco. Quel da la lesca, Escuiuolo, Venditore di esca, zolfanelli e pietre focaie. Barèta de lesca, V. Barèta. Lesca, detto in T. de’pescatori, Esca dicesi al Cibo con cui si allettano i peaci | per farne preda. ' Lesca, pure, in T. de’ Valligiani, diconsi quelle piante erbacee, fra le quali special-mente la Tifa (Pavèra) e la Carico (Care-sina), che sono tagliate ne’ luoghi paludosi, affastellate, seccate al sole e vendute ad uso di fuoco in mancanza di cannucce. Queste erbe sono poi chiamate Lf.sca, divenendo per la loro leggerezza facilmente arsibili, quasi Esca. LESCADÙRA, 8. f. T. Milit. Polverino, Polvere da guerra o slacciata o che non ò stala aggranellata o che non lo è più. Nel secondo caso chiamasi più propr. Polverino verde ; nel terzo Polverino vecchio o Polveraccio. Il polverino, come più fino della polvere, serve a Dar l'inescatura al pezzo, quando non si usa lo stoppino. LESCAR, v, T. de'Cacciatori, lo stesso che Inescar, V. questa voce al terzo sign. LESCI1E. Sorta di Pianta. V. Ìrios. LESEGNO, (coll' e stretta) s. ni. Pennecchio o Lucignolo, Quella quantità di lino, canape etc. che si mette sulla rocca per fi- «. lare. LÈSENA, (colla s dolce) Aggetto, Ciò che aggetta, cioè che sporta in fuori dalla dirittura d’un muro; e così intendono anche ì nostri Falegnami, i quali però appropriano per analogia il termine Lesena a quei membretli che risaltano dalla dirittura per^ pellicolare degli armadii, degli stipi e di altre loro manifatture, come souo cornici, colonnette e simili. V. Sporto. LESENA, add. Aggettato, dicesi per agg. ad un’ Opera fatta da’Falegnami, la quale abbia qualche risalto dalla dirittura a piombo. LESE.NADÙR.i, s. ni. dicono i Falegnami al Lavoro dell’aggetto — Far una lese-nadura, Lo stesso che Lesenàr, V. LESENAR, v. T. de’Falegnami, Far un aggetto o un lavoro d’aggetto o che aggetta, cioè che risalta dalla dirittura perpendicolare dì qualche opera. 11 verbo Aggettare sì riferisce all'aggetto o sia all'opera che aggetta, mai all’Artefice che fa l’aggetto. LESSA, s. f. e per lo più Lesse in plur. Succiola ; RaUotta ; Balogia ; Tiglio ; Ti-gliala, Castagna cotta nell’acqua colla sua scorza. v Calde le lesse, Calde tiglie. LESSADA, 8. f. Lessatura, Il lessare. LESSADlN V, s. f. Bislessatura, Leggera lessatura. Dar una lessadìna. Bislessare. LESSAR, v. Lessare; Allessare- Cuocere che che sìa nell’acqua. LESSIÈRA, s. f. T. de'cuochi, Lo stesso che Pessif.ra. LESSO, 8 m. Lesso e Allesso. La cosa che si lessa, e per lo più s’intende della carne o simile.