84 I miei direttori generali [17.1v.18] cialraente insediati. Giuffrida bisogna pigliarlo sempre al volo. Dotato di una incredibile resistenza al lavoro, ha una memoria di ferro, vede tutto, sa tutto, è sempre pronto a tutto. Parrebbe un gran disordinato quando tira fuori da una delle sue innumerevoli tasche biglietti sgualciti di appunti, che lui solo sa leggere; ma i suoi conti sono sempre in ordine, non solo al giorno, ma al minuto, perché sa far lavorare anche gli altri, e se li affeziona, e gli rendono moltissimo. Ha cento incarichi da Nitti e da me, e li sbriga tutti a meraviglia. Morandi è un bellissimo uomo: ha due grandi occhi vivacissimi e buoni, una barba fluente a mezzo il petto; spira la precisione, l’ordine, la prontezza. Sa tutti i dettagli di tutti i bisogni di tutte le provincie; giudica gli uomini e le cose con serenità infallibile. Graziani, meridionale, ex prefetto, è alla testa dei servizi amministrativi; è un giurista consumato, ha sempre pronta una legge o un regolamento per ogni caso della vita. Quando mi fanno una raccomandazione e mi secca opporre un rifiuto, la passo, con preghiera di attento esame e di sollecitudine, a Graziani. Egli riceve il mio interlocutore, gli mostra i precedenti della questione, lo imbottisce di dottrina e di giurisprudenza. Quello se ne va contento; e tre mesi dopo la pratica è studiatissima, ma è ancora allo stesso posto. Continuano i progressi dell’avanzata tedesca verso Parigi e nelle Fiandre. Foch è incaricato della direzione strategica degli eserciti franco-britannici sul fronte occidentale. Il colpo di Clemenceau ha costretto il ministro austriaco Czernin a dimettersi. È una grande vittoria morale. La situazione interna austriaca comincia ad essere seriamente scossa dalla rivolta delle nazionalità oppresse, ma neppure gli austriaci, che sono gente leale, potranno perdonare al proprio capo tanta doppiezza.