1-2 Novembre. La Nazione è sotto il colpo di Caporetto. Operai dei miei stabilimenti hanno fatto a piedi il tragitto dall’Isonzo a Milano o a Crespi sull’Adda. Arrivano colle uniformi irriconoscibili ed in istato d’incoscienza. Caduto il 26 ottobre il ministero Boselli, quando ancora nessuno né alla Camera né nel Paese aveva sentore della rottura del fronte, avvenuta il 24, e della ritirata tosto iniziatasi (1), Orlando assume la presidenza di un ministero nazionale composto da Sonnino, Colosimo, Nitti, Bissolati, Sacchi, Meda, Alfieri, Del Bono, Berenini, Dari, Ciuffelli, Riccardo Bianchi, Fera. Il 24 ottobre i miei figli Benigno e Alberto erano in linea al di là dell’Isonzo in posizioni avanzatissime. Mio figlio Emilio era ammalato all’ospedale di Milano; il 27, saputo del disastro, è corso al^ fronte in cerca del suo reggimento. Oggi, 2 novembre, non so se ho ancora figli maschi. E mio fratello Daniele? Capitano degli Alpini, già coper- (1) IL 26 ottobre votai contro il ministero Boselli, nonostante che Boselli personalmente mi avesse chiamato per indurmi a recedere dalla mia decisa opposizione. Fino dal febbraio avevo radunato in casa mia parecchi senatori e deputati che, come me, vivevano giornalmente a contatto con ogni classe di cittadini, e ci si era trovati d’accordo che la debolezza del Governo, la tolleranza delle mene socialiste e di un doloroso disfattismo non soltanto socialista, avrebbero fatalmente condotto ad un disastro. Attaccai perciò il Governo alla Camera con aspro discorso il 4 marzo. Ne venne la battaglia parlamentare Crespi-Arlotta. Per un solo voto gli Uffici non portarono alla seduta pubblica la domanda d’inchiesta che avevo presentato con molti Deputati sulla condotta della guerra. Rinnovai gli attacchi in giugno. Se parecchi dei miei amici che mi avevano assicurato il voto contrario al Governo nel gruppo liberale non si fossero lasciati smuovere, il Governo sarebbe stato battuto in giugno e forse la storia della guerra avrebbe seguito altro corso.