D 0 L Doi.ce, Dolce o Dolcia, Sangue di porco rappreso. Dolce che nausea, Dolce smaccato. Dolce de su, Sciocco; Scipito-, Insipido; Dolce di sale — Detto per agg. a uomo, Dolcione; Dolce di sale ; Svivagnato; Svi vagnalaccio ; Tenero; Scimunito. Garbo e dolce, V. Garbo. Dolce de boca, Abboccato, dicesi per agg. al Cavallo ubbidiente di bocca, contrario di Sboccato. V. Sbocà. DOLCETO, add. Alquanto dolce. V. I)ol- CIGN0. DOLCI, Dolci, in forza di sust. vaio Cose dolei da mangiare — Dolciume è T. collettivo che comprende tutte le cose di sapor dolce. Treggea, propr. Confetti di varie guise e altre galanterie della seconda tavola. DOLCIGNO, add. Dolcigno; Sdolcinato; Dolcinato e Dolciaio ; Alquanto dolce. Dolcigno che stomeca, Dolce smaccato. P. e. Vino che per la sua smaccata dolcezza è ristucchevole. DOLCitt, v. Addolcire; Addolciare; Dolcificare. Addolcire, detto Dg. vale Ammorbidire, mollificare, placare. DOLENTE, add. Dolente, Tristo, melanconico. Misero dolente, Meschino; Tapino; Disgraziato; Bisognoso. DOLER, v. Dolere. Doler la testa, Dolere il capo — Me dol la testa che par che la se he verza Mi duole il capo o la testa che par che mi si spezzi — Co dol la testa tuto el corpo sta mal, Langue ogni membro quando il capo duole. A QUELO CHE DOL LA TESTA, detto fig. Egli ha un grattacapo, uri inquietudine — Far doler la testa a qualcun, Dar altrui un grattacapo, vale Inquietarlo — INo me dol la testa, detto pur flg. Aon inquietarsi; Non aver fastidio d’ alcuna cosa. Non me ne cale. — Chi guarda no che dol la testa, Chi sta a vedere non gli duole il capo, Prov. significante che Chi non ha proprio interesse nell' altare non ne sente pena. Me dol in te l’ anema, A’ ho molto duo- lo ; Assai mi duole; Dolgomene a morte; Me ne dispiace insino all’ anima. DOLFÌN, s. m. T. de’ Pese. Delfino, Animale di mare dell’ ordine de’ Cetacei, detto da Linneo Delphinus delphis. ¡Nel nostro mare ve n’ è frequentemente. Dolpìn, appropriato all’ uomo, detto fig. Delfino, vale Gobbo. Delfino, detto in T. di scacchi, uno de’ pezzi, cioè il Cavallo, detto Delfino in qualche paese. DOLFINÈgA s. f. T. mar. Delfiniera, Specie di fiocina, che serve a prendere i delfini e che ha una punta sola con due ale, le quali, lanciato il colpo, s’allargano ed afferrano il pesce con più fermezza. DOLO — Esser in dolo, dettato fam. Es- DOM sere in difetto; Esser in colpa; Averla coscienza macchiata o calterita. DOLO, s. m. Voce ant. per Duolo cioè Passione o Dolore dell'animo. DOLÒR, s. m. Dolore. Dolori de panza, detto fig. Cruccio; Livore; Inquietudine; Agitazione. Dolòr de conio dolùr df. Mario, Il duo! della moglie è come il duol del gomito, Ovv. Doglia di marito morto dura fino alla sepoltura; Doglia di donna moria dura fino alla porta, Proverbii. El dolòr fa parlar, Gramezza fa dir matlezza , cioè II dolore fa dire delle pazzie. Questo mf. dà un gran dolòr, Questo mi ferisce nel più intimo del cuore, mi addolora e mi accora. Dolòr è anche Voce di gergo de’ Barcaiuoli, con cui s‘ indica il Riscuotitore, cioè Quell’agente che vien mandato dal proprietario della casa a riscuoter la pigione. Dicono Xe capità f.l sior dolòr, cioè È venuto il Riscuotitore della pigione. DOLORA, add. Addolorato, Pien di dolore, e s’ intende fisico. Figur. Addolorato, e nel Superi. Addoloratissimo; Tristissimo ; Mestissimo. DOLORAR, v. Dolorare, Avere o Sentir dolore — Addolorare, direbbesi di cose morali. Accorarsi ; Affliggersi. DOLOZAR, V. Dogizar. DOMÀN, o DIMAN, avv. Domani ; Domane e Dimani, che anche dicesi Al dimane e II di vegnente. Domàn oto, Domani a otto, cioè Otto dì dopo domane. Doman qualcossa sarà, detto famil. Cavami d’ oggi e menimi in domani, vale ¡Non voler pensare all' avvenire. Portàr da ancuo al doman, Andare o Mandare d’ oggi in domane, vale Tenere a bada, Andare in lungo, procrastinare. Sì, doman, Domani, detto ironicamente, vale per Non mai. De bel domàn, Dentro domani, subito domani. Andiamo a trovar domani o a cercar di domattina, dicesi Quando si va a dormire. V.Indomàn. Far ancuo quel che s’ha da far domane V. Far. DOMANDAR, v. Dimandare o Domandare, che anche dicesi Addimandare o Ad-domandare. Domandar come se ’l fato no posse soo, Improvvisare, dicesi in modo basso per Chiedere cosa alcuna con artificio senza mostrar di chiederla. Domandàr in prestio, Improntare; Chiedere a prestito. V. Imprestio. Domandando se va a Roma, Per dimanda si va sino a Roma, Ovv. £’ si va a do-mdndita sino a Roma. Domandar xe lecito, V. in Responder. Chi no domanda no ga gnente, In bocca chiusa non entrò mai mosca, E fu detto altrimenti, Non enlraron mai mo- D 0 N 243 sche in bocca chiusa, e con chi tace qui non s’indovina. No domando né campi ké case, Maniera fam. Non si traila di scorporo o di borsa, e vale Si tratta di poca cosa. DOMVNDESSBRA, avv. Dimandassero; D 'man da sera o Domandassero. DOMANDINA, s. f. Addimandagionrella o Addomandagioncella, Piccola domanda. DOMANDÒN, s. m Chieditorc importuno o ingordo, Facile a domandar I’ altrui roba — Arciere, Colui che freccia, dicesi fig. richiedendo or questo or quello di danari in prestanza. DOM VNDONV, s. m. Chiedilricc ; Domanda! r tee ; Addomandatrice. DOM VR. v. Domare. Domàr el pan, Rimenar la pasta ; Man-truggiare, Affinar la pasta, rimenandola colle mani. DOMÈNEGA, s. f. Domenica. DoMP.NF.GA PARENTEVOLE 0 PARENTELA, flo- menica parenlesca o parentevole, dicesi fra noi la penultima domenica del carnevale, in cui 8’ usa pranzare in comunione fra’ parenti. DOMENEGHÌNA, add. Domenicale o Ebdomadaria, difesi di alcune Signore che per metodo non escono di casa e non frequentano alcuni luoghi pubblici, che una sola volta alla settimana, cioè la Domenica. DOMENICÀN, 8. m. detto metaf. vale Pidocchio. Esser pip.n dp. domenicani, Essere impidocchiato o pidocchioso. DOMENTE CHE, Maniera antiq. Di modo che ; A modo che; A modo tal che ; A tale. DOMESTEGVR, v. Addomesticare e Addimesticare o Domesticare. DOMESTEGHEZZV, s. f. Dimestichezza o Domestichezza. Domesteghezzi, Dimestichezze ; Confidenze, Libertà illecite. DOMESTEGO. V. Df.smkstego. DOMICILIAR, v. Abitare, Lo star nel luogo che I' uom s’ elegge per domicilio. DOMILE, add. Due mila a Duemila, e Dlimila e Domilia. DOMINE DOMINANZIUM, Storpiatura latina che si dice specialmente dalle donne, e vale Padrone assoluto, cioè Dispotico dell’ altrui volontà. Far il messere. Messere e Madonna. Sedere a scranna. DOMINIO, s. m. Dominazione, cioè Autorità assoluta, comando, disposizione. DÒMINO, Voce latina ed antiq. Titolo che davasi nelle carte pubbliche alle persone, a cui ora corrisponde il Signore. DOMINÒ, s. in. Dominò, Foggia di maschera usata anche a’ dì nostri, che consiste in una sopravveste col cappuccio. DON, s m. ( coll’ o chiuso ) Dono o Donativo. Pagàr in don o col don, Pagare col dono, Pagare le pubbliche gravezze dentro il tempo stabilito dalla legge, in cui veniva