[l2.VII.l8] Conflitto Bissolati-Somino 121 importanti quantitativi nei porti e li metto in vendita a L. io al kg. Ho un lungo colloquio colle autorità biellesi per la composizione dello sciopero che è ormai finito. 12 Luglio. Viene da me Ugo Ojetti per la stesura di un manifesto di propaganda da distribuire nelle file austriache. Il barone Monti, rappresentante della Santa Sede, lavora indefessamente per spedire viveri nelle provincie invase. La sua azione è altamente patriottica. Le mie relazioni con la Santa Sede sono molto cordiali. Alle 19 ho un lungo colloquio con Bissolati, che è in vivo contrasto con Sonnino per la questione degli jugoslavi. La azione di Bissolati tende a risolvere prontamente la guerra, sollevando le nazionalità oppresse, ceco-slovacca e jugoslava, e provocando la rivolta nell’esercito nemico. Sonnino obbietta che le future esigenze di tali nazionalità creeranno gravi imbarazzi alla conclusione della pace. Queste diverse tendenze pongono in conflitto non solo il ministro degli esteri col ministro delle pensioni e della assistenza militare, ma anche i loro colleghi, poiché alcuni seguono una tesi ed altri la tesi opposta. Di queste divergenze di veduta su un punto capitale della politica governativa si sentono gli effetti nelle riunioni dei ministri ed anche nel Paese. Formidabili argomenti militano in favore di ciascuna tesi. Da una parte appare innegabile che un forte Stato jugoslavo si opporrà al momento della pace alle nostre rivendicazioni sulle regioni abitate da slavi, e special-mente alle nostre rivendicazioni per la sponda orientale dell’Adriatico, che dovremo dominare se vorremo godere in avvenire della sicurezza per tutta la sponda italiana. Non ottenere la sicurezza nell’Adriatico vorrebbe dire aver fatto la guerra senza ottenere lo scopo principale. Purtroppo i 14 punti di Wilson sono contrari a questa tesi, e cosi pure l’interesse dei nostri alleati, che non hanno ragione di volere