352 L'America contro la solidarietà finanziaria [16.Hi.19] 16 Marzo. Questa domenica s’inizia con una ben cattiva notizia, che Sonnino mi ha dato personalmente chiamandomi nel suo appartamento. Il Governo degli Stati Uniti gli ha fatto ufficialmente notificare che se l’Italia insiste nel far discutere dalla commissione finanziaria per la pace o dal Consiglio Supremo economico la questione della sistemazione dei debiti di guerra, ogni e qualsiasi sussidio finanziario sarà interrotto immediatamente ed annullato. Senza preavvertirmi, Sonnino ha avuto la debolezza di rispondere subito, impegnando la nostra delegazione a ritirare la sua domanda. Questo è un grave colpo che distrugge le mie fatiche di tutti i decorsi mesi, dalParmistizio in poi, e lascia aperta la strada al rialzo dei cambi e ad una inevitabile grande crisi finanziaria, che colpirà non soltanto l’Italia ma tutte le nazioni, Stati Uniti compresi. Mi reco subito da Orlando, che è al corrente di quanto ha fatto, parmi anche a sua insaputa, il suo ministro degli esteri, e che ascolta di cattivo umore le mie vive rimostranze. Egli raduna la delegazione, e cioè Sonnino, Salandra, Barzilai, Saivago Raggi, e lungamente si discute della possibilità di rimediare a quanto è avvenuto. Io mi offro di persuadere Wilson, Hoover, Mac Cormick. Li convincerò dell’equivoco in cui sono caduti a Washington sulla portata della mia proposta di massima che non infirma per nulla la validità dei nostri impegni e che non per nulla era stata ritenuta accettabile dalla delegazione americana dopo tante discussioni e dallo stesso Consiglio dei Dieci. Ma Sonnino si inquieta; ripete che le questioni economiche non hanno importanza di fronte alle questioni territoriali, di fronte al patto di Londra, di fronte a Fiume e ripete che egli si è impegnato a nome del Governo e non ritirerà il suo impegno. Ci sarebbe materia per una crisi di gabinetto, ma ancora una volta troppi ne sarebbero i danni.