34ó Dissertazione quoniam alta pace onir.es gaudebant ufque ad tempora Sar&cenorum. Celante quoque devafìaùone , & perjecutione illorum , qui ture evadere potuerunt , vel fua invenire potuerunt Regis judicio & precariis poffederunt , ufquequo Normanni in Italiani pervenerunt. Qui fibi omnia dinpientes, Cajlella ex Villa (edificare cceperunt , quibus ex locorum vocabulis nomina indidere. Ma molto gli altri Popoli della Lombardia, anzi dell’Italia impararono a provvederci di buoni ripari ed afili , e maffimamente contro la diabolica razza de gli Ungri. Come colla dalla Storia Ecclefiaflica di Piacenza, Eurardo Vefcovodi quella Città nell’Anno 898. comperò ab Andrea ha-bitatore Bardi montanea Piacentina medietatem de petra , quod efi faxam, in loco Bardi, ubi Cajlrutn cedificatum effe videtur moderno tempore. Rapporta l’Ughelli una Carta de’Canonici di Verona, fcritta forfè nell’Anno 909. dove etti concedono a gli abitanti nel Cartello di Cereta di fabbricar ivi una Torre prò perfecutione Ungarorum. Anche la Città di Bergamo fi trovava in gran pericolo, maxima Jcevorum Ungarorum incurfione , come apparifce dal Diploma di Berengario I. Re conceduto ad Adalberto Vef-covo, e a’Cittadini di quella Città, nel quale diede loro licenza , che potettero Turres & muros ipjius C'vitatis recedificare. Parimente Gauslino Vefcovo di Padova impetrò da Ottone I. Augufto nell’ Anno 964. Casella cum Turribus & propugnaculis erigere, come abbiam dall Ughelli . Ditti , che a ciò occorreva la licenza del Sovrano , e lo fletto fi praticava anche in Francia. E però Carlo Calvo Re circa 1’Anno 864. ne5 Capitolari pretto il Baluzio pubblicò il feguente Editto : Expreffe man-darnus, ut quicumque ifìis temporibus Cajlella & firmitaies , & hajas Jine nojlro verbo jecerunt , Kalendis Augujli omnes tales firmitates dtsjaclas habeant. Che fe alcuno in Italia fenza licenza del Principe ofava piantar delle Fortezze , correva pericolo di edificarle non per fe fletto , ma pel fuo Sovrano. Paolo Abbate del Moniftero del Volturno nell’Anno 967. impetrò da Pandolfo e Landolfo Principi di Benevento , ut ubi-cumque ille , vel fucceffores in hereditate vel in pertinentiam ejusdem Mora-fieru Turrem aut Cafiellum fece ri t, Jemper in potejlatem , & dominanonetn ejuidem Monafieni, ejus Abbaiibus & Recloribus effe debeant , & nullam dominationem ibidem habeat Pars nofira Publica , cioè il Fifco d’etti Principi. Cosi Rozone Vefcovo d’Afti nell’Anno 969. per facoltà concettagli da Ottone il Grande pretto l’Ughelli, potè Cajlella , Turres Merulos, Muniùones , Valla , Foffas , FoJJata , cum Propugnaculis Jlrutre & edificare . Di quefte fortificazioni era guernita la Città di Torino ne’ vecchi tempi , ma ne reftò priva per iniquità di Amolone Vefcovo d’ effa , ch’era flato ArcicancelUere di Lamberto Imperadore , fui fine del Secolo IX. Ecco ciò che ne fcnve l’ Autore della Cronica Novalicienfe, dove fa menzione Ammutì Epifcopi Taurinenfis , qui ejusdem Civitatis Turrei & Muros perverfitate fua deftruxit. Fuerat hot fiquidem Ciyitas condenfijfimis Turribus.