j6o Dissertazione lus Miles in Cavalcata Communis Mutince, cum fuerit extra Civitateni vel Burgos, eundo vel redeundo audeat vel prxfumat prceire Vexilla Militici , vel Banderias Domini Poteflatis & Communis Mutince. Item Ji contingeret, quod Mihtia Mutinenfìs cum inimtcis perveniret ad prcelium , nullus Confa-nonerius ( Alfiere ) debeat recedere de proelto, nec in fugam fe ponere, nec declinare Vexillum. Et Confanonerius qui contra fecerit, capite puniatur -, & equus & ejus arma comburantur -, nec in perpetuum heredes fui, vel ejus ds-fcendentes , poffint effe in aliquo Offitio vel honore Communis &c. In altra Rubrica fi legge: (¿uod quilibet de Populo Mutinenfì cetatis decem & oclo annorum ufque ad feptuaginta annos , teneatur ire in exercitibus & andatis Communis, quotiens Jonuerit Campana Communis. Per le fedizionidi guerra fi conducevano quei, che i Latini chiamarono Tentoria , e Tabernacula, e gl’italiani Trabacche, Tende, e Padiglioni abbattuti dal vento, come ha Giovanni Villani Lib. VII. Cap. 119. Papiliones, Paviliones, e Paviones erano voci fignificanti lo ftefTo. Tendce e Tenfce furono ancora chiamati, ficcome ancora Baracche. Si formavano di tela 0 di panno. Abbiamo nel Memoriale de’Podeftà di Reggio il feguente parto: Et invenerunt Chnfliani in diclo campo Papiliones & Travaclas rarijfìmas. E il fuddetto Villani Lib. III. Cap. 79. fcrive : In tre fettimane dopo la fconfìtta detta hebbono rifatti Padiglioni e Trabacche ; e chi non ebbe panno lino, sì le fece di buona bianca di. Prò, e di Guanto. Leggo d’ ìpto, e di Guanto. Come è noto a gli Eruditi, ufavano gli antichi Romani di formare i lor Padiglioni di pelli. Ne’Secoli barbarici tal coftume non fi truova. Magnifici erano quei de’ Gran Signori, e più quei de i Principi e Monarchi. Se s’ha a predar fede ad Albertino Muffato Lib. V. Rub. V. Hirt. Aug. i Pifani nell’Anno 1311. per mezzo de’loro Ambafciatori lpedirono ad Arrigo VII. pofcia Impe-radore, Tentoni fuperadmirabtlis exenium , decem millium capacis militum cum flativis. Per me ho pena a crederlo, benché fappia, che i Vifiri Turche-fchi ufino de’vaili Padiglioni, comporti di più Camere. Merita qui fpecialmente d’ertere rammentato l’ufo de Carrocci in guerra, introdotto follmente dopo il Mille. Abbiamo da Galvano Fiamma, dal Corio, e da altri Scrittori, che l’inventore del Carroccio fu Eriberto Arcivefcovo di Milano nel Secolo XI. E con ragione Arnolfo Storico Mi-lanefe, che fioriva nell’Anno 1080. Lib. II. Cap. 16. così fcrive d’erto Arcivefcovo. Signum autem, quod dimicaturos fuos debebat prcecedere, tale con-flituit. Procera trabs, inflar mali navis, robuflo confixa Plauflro, erigitur in fu-¿lime, aureum geflans in cacumine pomum cum pendentibus duobus candidiffirnis veli limbis. Ad medium veneranda Crux d epici a. Salvatoris imagine, extenfislate brachiis fuperfpeclabat circumfufa agmina , ut qualiscumque foret belli e-ventus, hoc figno confortarentur infpeclo. Ecco la indubitata origine del Carroccio, ad imitazìon del quale anche l’altre Città più poderofe ne f°r" marono da li innanzi con poca diverfità per fervirfene ne’fatti di