5	ei	Dissertazione
ria più merci con difcapita più greve de i Tefori d’Italia. Vedi le Note del Benvoglienti alla Cronica Sanefe nel Tomo XV. Rer. Ital. all’Anno 1337. quante diverfe merci tratte dalla Scria con effufione di gran danaro la loia Famiglia de i Salimbeni.
   Del reilo, mai non fono mancati fabbricatori di Moneta falfa e adultera , e tofatori della buona. Nel Codice Teodoiìano abbiamo molte Leggi Lib. IX. Tit. 2. e fegu. contro di quefta abbominevol razza di Ladri. Anche l’Imperador Tacito , come avvertì Vopifco , cavi/, ut fi quis argento publtce privatimque <zs mifcuiffet -, Ji quis auro argentum : fi quis ceri plumbum-y capitaieffet cum bonorum pwfcrìpiione. Anche ne’ tempi de i Longobardi e Franchi regnava quella iniquità. Perciò il Re Rotari nella Legge 146. pubblicò quella Legge. Si quis fine jujfione Regis aurum fignave-nt, aut monetavi confinxerit, manus ejus tncidatur. Le quali parole ci fanno conofcere, che già i Re Longobardi battevano Moneta col loro nome, benché io non abbia poruto trovar de i loro Denari più antichi. Carlo Magno , acciocché non li potelfe fare fafia Moneta , comandò che la fola Reai Zecca ne avelie da battere. Anche Lodovico Pio nella Legge 27. fra le Longobardiche rinovò la Collituzione diRotari, imponendo anch’ egli il taglio della mano. Et qui hoc confenferit fi Liber efi, LX. Sohdos componat ; fi fervus efi, LX. ictus accipiat. Ma che anche ne’ Secoli barbarici, oltre a i Soldi e Denari d’oro e d’ argento, fi ufaffero Nummi di rame, o di argento mifchiato col rame, lì può con fondamento atte-rire. Erano nondimeno più rari, che pretto 1 Romani , 'da’ quali li rruova battuta tanta copia di Monete di rame ; laddove molto di rado fi fcuopre Monera erofa dopo la declinazione del Romano Imperio; ed etta quafi tutta battuta fotto gli Augufti Germanici, e dalle Città Libere. Nè altrimenti lì potea fare , richiedendolo la neceffuà del commerzio umano. Perciocché , liccome fcrilTe Niccolò Orefimo nel Secolo XIV. nel Lib. de Mutat. Moneta Cap. 3. Quoniam pertiuncula argenti , quce jufie dart dc-beret prò libra panis , vel aliquo tali, effet minus bene palpabilis propter ni-miam parvitatem : ideo faBa fuit mixtio de minus bona materia cum argento ;
6	inde onum habuit Ntgra Moneta, quce efi congrua prò minutis mercatu-ris. Veramente nulla ho io potuto trovare dt quefta Moneta erofa ne* iempi de i Longobardi ed Auguili Franchi. Nè pure il Blanc, nel fuo Trattato della Moneta di Francia, ha ofato di atterire, fe fotto la prima « feconda ftirpe de i Re di Francia foffe in ufo la Moneta de’ Btglioni, cioè fabbricata di fchietto Rame, o di Argento mifchiato di Rame. Tuttavia la ragione addotta dalì’Orefmio fembra affai perfuadere, che nè pur que’ tempi follerò privi di balia Moneta per li loro bifogni, perchè non •fi fa capire , come la povera plebe fi potette procacciar tante minute -cofe alla giornata , quando non vi foffe fiata qualche fpecie di vile pecu-•Ria. Nella Puglia e Calabria, correndo il Secolo XII. fu in ufo la Moneta