Ventesimaquinta. jij Pelli, ma di pecore, agnelli, caftrati, e volpi. Tuttavia ritengono i Modenesi la parola Btlfe, allorché dicono : Piglia le tue Beiß , e va con Dio. Cioè piglia le tue Pelitele, e vattene. Voce Te d eie a è fignificante Peli cela, lo fteflò che . E voleano dire : prendi i tuoi panni. Ma i Ricchi fi diftinguevano con Pelli liraniere , più fine, e di maggior prèzzo . Quella ftrada in Modena , che oggidì fi chiama il Mercato della legna, ne’vecchi tempi era appellata la Pelliccieria. Nè fervirà il rii'pon-dere, che Gaufredo Vofieniè parla de’Franzefi, che più de glTtaliani doveano eifere moderati nel veftire. Perciocché io gli opporrò Alberto Aquenfe , il quale nel Lib. 2. Cap. 16. Hiß. Hierojol. narrando l’arrivo de’Principi e Baroni Franzefi nella prima Crociata dell’Anno 109Ó. alla Corte di Aleflìo Greco Imperadore, altri coftumi loro attribuire dicendo : Imperator Godefrido tam magnifico Duce vifo , ejusque fequacibus , in fplendore & ornatu pretiojarum vefiium , tam ex ofiro , quam Auriphrygio , Ö* in niveo opere Harrr.elino , & ex mandrino, grfioque, & vario, quibus Gallorum Principcs precìpue utuntur, vehementer admirans &c. In vece di Mandrino s’ha probabilmente da leggere Manurìno, o Martrino -, perciocché le pelli di Martorello erano allora in grande ffima : il che notato fu anche da Helmoldo nella Cronica Slavica Lib. I. Cap. 1. e da Adamo Bremenfe Cap. 227. il qual ultimo fcrive: Ad Marturinam veftem anhela-mus, qua fi ad fummam beatitudinem. Annovera lo fteflo Adamo nel Ca-pit. 229. fra gli ftrumenti della vanità d’allora pellet Caßorum & Mar-lorum, quee nos admiratione fui dementes faciunt. Però Bernardo Silveftro buon Poeta prefi’o Gervafio Tilberienfe in Otiis Imperiai, dice : Cißmus obrepfit, & vefiitura potentum Manuris, & Jpolio non leviore Bever . Cioè le pelli di Caftore. Che poi efTo Gervaiìo feriva, efTèrgli flato moftra-to Beverem animai juxia Caflrum Secufium in Taurinenfi Epifcopatu, quoad anieriorem partem grefjìbile, fed ad jubuliorem m^dietatem in pijcem definens: non fi crederà a’ noftri tempi, le non che il Mattioli attefta, che in Lamagna, Auftria, ed Ungheria al fuo tempo fi trovavano molti Caftori . Marmotta fi chiama nell’ Alpi Cozie un animale ftupido , portato per Italia qua-fi ridicola rarità. Ma non potè prenderli per Caftore una tal bellia , perchè i Caftori fono i più fagaci Animali della terra, e di maggior mole; e nè queftì, nè le Marmotte terminano in Pefce . Landolfo da San Pao- lo Storico Milanefe Cap. X. Hfi. Mediol. fcrive , che il Prete Liutprando avea Lupicervinam pellem. Aggiugne nel Cap. XIV. che viaggiando elfo I rete fopra una Mula , il ino famiglio menava juum Afinum Oneratum pel-libus Stambucinis . Che pelli fon quefte ? Sofpetto io , che vi fia errore , e s’ abbia a leggere Scambucinis . Noi chiamiamo ora Camoccie gli animali appellati da 1 Latini Rupicaprcc. Erano , e fon tuttavia molto apprez-Diff. Iial. T. I. Rr zate