4‘22 A quando Le questioni italiane? in base al quale noi siamo entrati in guerra. Tale dichiarazione firmata dagli stessi plenipotenziari del trattato di Londra — Grey per la Gran Bretagna, Imperiali per l’Italia, Benckendorff per la Russia, Cambon per la Francia — stabilisce: « I Governi francese, britannico, italiano e russo s’impegnano mutualmente a non concludere pace separata nel corso della presente guerra. I quattro Governi convengono che quando si discuteranno i termini della pace, nessuna delle Potenze alleate potrà porre condizioni di pace senza accordo preventivo con ciascuno degli altri alleati ». Se non è stato possibile e non è possibile, per l’enorme mole di lavoro che richiede ciascun trattato, redigere il trattato con la Germania assieme a quello coll’Austria, è però evidente che l’Italia ha diritto di conoscere le condizioni di pace e sopratutto le frontiere che si fisseranno verso l’Austria e i paesi dell’impero austro-ungarico, prima di accedere alle condizioni di pace a favore degli altri alleati verso la Germania. Idealmente il trattato avrebbe dovuto essere unico, come unica fu la guerra. Ma il nervosismo è generale, non è soltanto nella delegazione italiana. Il trascorrere del tempo ed il secreto delle deliberazioni eccita tutte le impazienze. Io le trovo irragionevoli, perché è mai immaginabile di compiere in pochi giorni un lavoro come quello che stiamo terminando? Io trovo che si fanno miracoli di attività e di prontezza. I quattro capi di Stato devono essere affranti. Tanti argomenti, tante responsabilità, tante opposizioni, tante lotte fra di loro e coi rispettivi Parlamenti! È miracolo che resistano. Le lotte fra i Quattro continuano a proposito della frontiera del Reno. Wilson aveva preparato personalmente un memorandum contro la Francia e contro Clemenceau, denunciandone l’ingordigia, e lo voleva pubblicare di sorpresa: Clemenceau ne venne a vaga conoscenza e riuscì ad impedirlo. Alle 20 Orlando torna dal Consiglio dei Quattro di pes-