i$6 Dissertazione nellis fuis Miree Magnitudinis & Pulcrìludinis decoratimi , qua penfabant Jìmul Libras .mille ducentas viginti feptem . Altrettanto fi legge di Papa Pafquale I. e d’ altri Sommi Pontefici, ch’io tralafcio. Ma non fi vuol già ommettere ciò, che fcrive Eginardo in fine della Vita di Carlo M. colle feguenti parole : Inter ceteros thefauros atque pecuniam tres Menfas argenteas , & aure am unam pracipua Magnitudinis, & ponderis effe conflat . De quibus fìa-tuit atque decrevit , ut una ex eis , qua forma quadrangula 'defcrìptionem Urbis Conjìantinopolitana continet, inter cetera bonaria , qua ad hoc deputata funt , Romam ad Bafilicam beati Petri Apofloli deferatur. Et altera , qua forma rotimi)a , Romana Urbis effìgie infigmta eft, Epifcopo Ravennatis Ec-clefìa cor.feratur. Tertiam, qua cetens & operis Pulchrnudine , & ponderis gravitate multum excellit , qua ex iribus orbibus connexa , totius Mundi def-criptionem fubùli ac minuta fguratione compleclitur, & auream illam , quee quarta effe 2icla efl , in tenia ilhus , & inter here’òes fuos , atque in eleemofy-nam dividenda parùs effe confìituit. La preziofità del metallo fece guerra a quefti lavori, nè li lafciò pervenire a’poderi. Varrebbono una Città, fe avellerò potuto confervarfi fino a’dì notòri ; e noi probabilmente troveremmo di che ammirare l’induflria di quegli Artefici , oltre al piacere di mirare in si bei pezzo d’antichità la Topografia di quelle Imperiali Città, e delle parti del Mondo d’allora . So che fi dirà, eifere fem-brati maravigliofi que’ lavorieri a gli occhi di que’ tempi, avvezzi ad un gufto barbarico ; nè io intendo di loftenere , che in effi compariife quel vago difegno , ordine e finezza, per cui furono sì commendate l’opere de’Greci e Romani antichi. Ma nè tu pure potrai pretendere, che non potefìero anche allora ufeir delle mani di quegli Artefici delle fatture eccellenti, e maffimamente in Roma , dove prima del Mille efiftevaro tanti più monumenti che oggidì, della bella anrichità , ne’Templi, nelle Cafe, ne’Sepolcri, ne’ vafi, ilatue , pitture, Mufaici, vetri , marmi, colonne , ed altre opere di fquifito lavoro, le quali poteano fervir di modello a gl’induilriofi Arriili d’allora. Nella maggior parte dell’altre Città fi può ben temere , che foife perita l’idea della vera maeità, leggiadria, e bellezza. Si può anche aggiugnere , che alcune Arti mantenute con onore fino al Mille , andaflero da lì innanzi fcadendo per cagione delle tante rivoluzioni e guerre civili, che fconvolfero l’Italia. Noi troviamo molta rozzezza ne’ marmi, nelle Fabbriche , e nelle monete dopo il Secolo X. Dell’Arte di teflere, e delle opere di lana e feta parleremo nel Cap. feguente. In tanto merita refleflìone , che anche ne’Secoli barbarici fiorirono ingegni tali capaci di trovar nuove invenzioni. Ne accennerò io alcune poche , potendofi anche fofpettare, che di altre o fia perito l’ufo, o per difetto di Scrittori fe ne ignori l’origine. Riferirò io nel Cap. XLII1. 1 Epitaffio di Pacifico Arcidiacono di Verona, mancato di ^ita nell Anno 84Ó. Fia gli altri fuoi ineriti fi legge il feguente. H°r0~