234 Dissertazione gnum manuum Salici, Ingelberti, feo Inghelelmi Legem viventes Salica te-Jiis &c. Convien dire due parole anche della Legge Ripuaria , profe tiara una volfa da i Popoli abitanti al bailo Reno . Troppo rara menzione di effa fi truova nelle Carte d’Italia. Tuttavia nel Cap. VI. fu da noi mentovato Bonifacius Marchio Jìlius Alberti Comiiis , qui profffus ejì Legem vivere Ribuanorum, di cui s’ha memoria in uno Strumento dell’ Anno 1009. Fu di parere il Cardinal Baronio , che quefto Bonifazio dopo la morte di Ugo il Grande diveniffe Marchefe di Tofcana , anzi il credette di lui Fratello; il che non può fuilìftere, perchè Ugo Duca e Marchefe fu di Nazione Salica , e quefto Bonifazio di Nazione Ripuaria . Ma cerchiamo , chi foffe il Padre di eifo Bonifazio, cioè Alberto Conte . Ho io pubblicata una Donazione fatta nell’Anno 981. da Adalberto Conte ( lo ileiTo è che Alberto ) e da Benilla Conteffa fua Moglie al Moniilero de’ Santi Bartolomeo e Savino fui Bolognefe. Fanno eiìì quella Donazione per Domila Guatòrciòa, que fidi glonoja Comitiffa , & prò Donino Teobaldo , qui fuìt Dux & Marchio , genitore & genitrice meis, Jìcqueprò animabus & Bori if ac ii, & IValJredi, &' Ad dberti Jìliorum nojlrorum &c. con proteftar pe-fcia di far quefto fecundum nojlram Legem Ribuariam. Da un tal Documento fi viene ad illuftrare ciò, che fcrive Liutprando Storico nel Lib* IV. e V. dove ci dà a conofcere Theobcldum Camerinorum & Spoletmo-rum Marchionem & Ducem , atteftandolo anche affinitate conjunclum Hu-goni Italia Regi , e chiamandolo in altro luogo Nepotem del medefimo. Scorgiamo ora, ch’effo Teobaldo fu padre di Adalberto Conte, e che fua Moglie Gualdrada Contejfa, fofTe nata da Bonifazio, chiamato Marchio & Comes potentijjìmus da Liutprando Lib. III. Cap. 18. il quale prima del fuddetto Teobaldo fu Duca di Spoleti, e Marchefe di Camerino, ed ebbe per Moglie Gualdradam Sororem Roduljì Buroundionum Regis. Che Bonifacio Figlio del fuddetto Adelberto Conte fia lo fteflo, che poi nell’ Anno 1009. fi truova intitolato Marchefe vivente fecondo la I^cgge Ripuaria, non fe ne può dubitare. Ma perciocché fu permeilo a gl’ Italiani di feguitar la Legge, che più loro gradiva, non fi credette ballante col tempo d’enunziare la propria Nazione , per determinar la Legge, cheli feguitava, e parve neceiìario l’aggiugnere alla Nazione anche la Legge , o pure il dichiarar la fola Legge. In uno Strumento dell’ Anno 867. efiften-te nell’Archivio infigne del Moniftero Ambrosiano de’Monaci Ciftercienfi, fi legge : Qualiter prezfentia bonorum hominum Francos , & Langobardos &c, tradedit Gijulfus Minijìerialis Domni Imperatorìs , quiprojìtebatur Salica vivere Lege , per cultellum &c. in manus Petri quondam Paulici ,feu Ercembaldi, Fafallo Juo &c. rebus mobtlibus & immobilibus tam in Valtelina Judiciaria Mediolanenfìs, & in Cafa le Judiciaria Planluenfe , vel ubi &c. OiTervili ancor qui, che la Valtellina, ficcome dicemmo nel Cap. precedente, era allora Judiciaria Mediolanenfs , cioè fottopofta al Conte di Milano » Dove