Nona: ¿7 duìs, & Orphanis , & pauperibus , & cunclo Populo jujìitiam facerent. L’ autorità di effi era ordinariamente riftretta ad una o pure a più Provincie , e quefta il appellava Miffaticum. Colà giunti che erano, fpiegavano le lor Patenti, ed invitavano chiunque ne aveffe bifogno a ricorrere al loro Tribunale per ottener Giuftizia, intitolandoti MiJJl ad Jìngulorum homi-num jujlitias faciendas & deliberantias. In un Placito dell’Anno iooo. tenuto nel territorio di Lodili vede, che Benzone MeiTo di Ottone III. Auguro fa leggere prima la fua Patente , che foleva chiamarti Tracloria. E perciocché Mimftri tali non fi fermavano ordinariamente nelle Città , ma fcorrevano pel paefe, tenendo Giudizio, dovunque occorreva , perciò furono appellati MiJJl difcurrentes. Confervafi nel Moniftero Arnbrofiano un Placito tenuto in Milano nell’Anno 918- il cui principio è quefto: Dum in Dei nomine, Civitate Medtolani , Carte Ducati, in laubia ejusdem Curtis, in judicio rejideret Berengarius Nepus & MiJJus Domni & ghriojif-Jimi Berengarii SereniJJlmi Imperatori* , Avio & Senior ejus, qui in Comita-tu Mediolanenje ab ipfo Imperatore ejfet conflitutus tamquam Comes & Mif-fus difcurrens &c. edam E pi fio la Jìgillata ab anulo idem Domni Imperatoris , Aie in ipfo Judicio ojlenjajuit & relecla , in qua contintbatur, ut Berengarius Nepus idem Domni Imperatoris Mijfus effet conflitutus &c. Trovali qui Curte Ducati, nome che fembra durar tuttavin nel Luogo appellato il Cordufo in mezzo alla Città di Milano, formato dall’abbreviato di Cortis Ducis. Quel Berengario, che qui nomato viene Nipote di Berengario I. Augu-fto , quel medefimo è , che dopo Ugo e Lottario fu poi Re d’Italia. A-dalberto Marchefe d’Ivrea fuo Padre avea , per atteftato di Liutprando 9 in Moglie Gisla Figlia dell’Imperador fuddetto. Non intervenne a quel Placito il Conte di Milano, forfè perchè malato o lontano, ma bensì vi fu prefente Rotgerius Vicecomes ejusdem Mediolanenfls Cìvitatis . Per altro, allorché i Meffi teneano Giudizio , anche i Conti o per onore o per necef-iità vi doveano affiftere. In un Placito tenuto in Padova da i Meffi di Arrigo IV. Re fi truovano ancora Domnus Oldencus Epifcopus , & Albertus Comes hujus Civitatis Patavienjìs. Alle volte nè pure i Mefli Regii po-teano terminare una Caufa, e quella veniva portata all’Udienza dello fteflo Re od Imperadore , che non fi efentava dall’ udirla e deciderla : del che abbiamo la teftimonianza in un Diploma di Lottario I. Augufto dell’ anno 833. dove lo fteflb Augufto dà la fentenza in favore del Mo-niftero \ eronele di San Zenone contra Garardo Conte, non so fe di Verona o di Mantova . Quefto Documento , in cui è fatta menzione di Ra-taldo Vefcovo di Verona, ferve a correggere alcuni sbagli deH’Ughelli nella ferie de’Vefcovi di quella Città. Era la lite per la Selva Ofliglia, Terra oggidì del Mantovano, ma fpettante allora al Contado di Verona. Parte di eiTa Selva apparteneva al Moniftero Nonantolano , pervenuta ad «ilo per eredità del Conte Anfelmo, e que’Monaci pretendevano ingiufta- I 2 . men-