Ventesimasettima: 417 in fegno di che (otto l’immagine di quel Doge pofero il feguente Dittico : Multa Berengarius mihi Privilegia fecit . Is quoque Monetarti cudere pojje dedit. Ma non può fuffiltere sì fatta opinione, e dee diriì, che Berengario II. folamente confermò quel diritto. L’Anonimo Scrittore delle Vite MSte de i Dagl Veneti , che fi confervano nella Biblioteca Eftenfe, e giungono fino a Bartolomeo Gradenigo eletto nel 1339. C0S1 Par^a ^ Pietro. Candiano Terzo , Doge circa 1’Anno 942. Ifle Dux fuit filius fuprajcrìpti Petri Candiani Ducis . Cujus tempore Berengarius Rex, Venetorum antiqua jura confirmavi:, & denuo concejjit &c. & cudendi Morìètam auri & argenti , ut fub Imperio Gracorum habuerant , potejìatem dedit : parole chiaramente indicanti, che anche prima fotto i Greci Imperadori ebbero i Dogi di Venezia il Gius della Zecca. Scrive il fopra lodato Dandolo all’Anno 1031. di Otto Orfeolo Patriarca: Hic Moneiam parvam fub ejus nomine , ut vidimus, excudi fecit. E all’Anno 1194. di Arrigo Dandolo Doge fcrive : Hic argenteam Moneiam vulgariter diclam Groifi Veneziani , vel Matapani , cum imagine Jefu Chrifli in throno ab uno Latere , <5’ ab alio cum figura Sancii Marci, & Ducis , valoris viginti fex Parvulo-rum , primo fieri decrevit. E che la Moneta Veneziana nel Secolo XI. foiie in corfo per l’Italia, lo pruova uno Strumento dei 1054. efiften-te nell’Archivio de’Canonici di Modena, dove è fatta menzione D ena-riorum Venencorum. Ma ciò che maggiormente accredita la Moneta Veneziana, è un paiTo di Raterio Vefcovo di Verona, che fiorì ne’tempi del fuddetto Re Berengario II. perciocché nell’ Opufcolo intitolato Qua-litaus conjeclura nomina fex Libras Denariorum. Veneticorum : dal che (i può inferire, che non afpettaflero i Dogi Veneti le Grazie d’effo Berengario per battere Denari, cioè per efercitare una prerogativa , di cui folamente goderono in que’tempi i Duchi di Benevento e Napoli. Poiché quanto al Porcacchi, il quale nel Lib. IV. della Famiglia Malafpina fcrive di aver veduto una Moneta con capo virile , e colle lettere ADAL-BERTVS THVSCIAE MARCHIO, che fioriva nell’Anno 905. non falleremo credendo , quella eifere una delle favole , che quello Scrittore francamente usò di fpacciare a’tempi fuoi. Parimente penfo , che s’inganni , chi vuel battuti Denari da Bonifacio Marchefe di Tofcana , Padre della ConteiTa Matilda . Nè pure il Fiorentini giudicò fuffiftente sì fatta opinione. Anzi v’ha chi crede, che anche allorché (ìgnoreggiaro-no in Italia i Re Goti , ufaffero di battere Moneta , ma di baiTo metallo, ricavandolo da Caffiodoro , il quale nel Lib. XII. Epift. 24. parlando delle loro Ifole, così fcrive : Moneta illic quodammodo percutttur vicluabs . Ma altro a mio credere fu il fentimento di Caifiodero . Col fuo fiorito H h h 2