Dissertazione eie [ice Monajlerìì ponicur Conduma fupra Lìb. X. Epijl. XVIII. infra Lìh. XII. Epijl. XI. Condumam E cele fi ce Remenjis , cui nomea Tudiniacus, memorai Hincmarus in Vita Beati Remioii. Nè pur effi colpirono nel fegno. Seguita il Pontefice a dire : Sed quia Conduma ìpfa vineolam parvam juris ejusdem Ecclefce no [Irce tenere dicttur, & ipfam fibi pariter vineolam peut debere locari &c. Quel tenere vuol dir qui lavorare, e lì parla di una Famiglia fervile, e non già che la MaiTa abbracci una Vignola. Lo fletto San Gregorio neH’Epiitola XI. Lib. XII. mette per dote di un Oratorio Fun-dos campulos cum Conduma una , boves domitos parium unum. Fcco ch’egli diftingue le Terre dalla Conduma, e vuol dire un podere con Famiglia di Servi lavoratori. Ma quello, che mette in chiaro ciò che fottero le Condome , fi è la Cronica del Moniftero del Volturno da me pofta in luce . Ivi all’Anno 778. Arichis Duca di Benevento dona a quel Sacro Luogo Condomas, idejl Barciolus cum cjermanos Juos ,Jirr:ul & nepotes , cum u-xpres, noras, Jilios , & Jìlias. Nec non & Condomas nomine Ronciolus tam fimul cum Juos cjermanos &c. E Liutprando Duca anch’egli di Benevento nell’Anno 747. fa menzione di un Condoma nomine Dodone cum u-xore , Jilios , & fìlias fuos &c. & Condoma nomine Candolus &c. Altre te-fìimonianze fimili efittono in elTa Cronica, che non occorre riferire. E poteano avvederli di quella verità i PP. Benedettini leggendo ilTefta-mento di Berceranno Vefcovo del Maine , riferito dal P. Mabillone ne gli Analetti, e dal P. Papebrochio al dì 6. di Giugno. Leggelì quivi : Ut Jingulos Condomas ( nota che Condoma era di genere mafcolino ) de unaquaque Villa, qui nittdiores effe nojcuntur, & nos vel Bajilicct Sanctce fi-deluer defervtunt, volumus , &c. ut integro relaxeniur a Servino &c. Et In-genuitas flatus iliorum fub defenfione ipfus Abbatis debeat perpetualiter perdurare . Qui ii tratta il manomettere le Condome, con liberarle dalla Servitù. Probabilmente con quello nome erano difegnati i Servi Cajati, de’ quali è fatta menzione ne’Capitolari di Carlo Magno. Si vuol’ora olfervare , che un bel comodo , e guadagno era una volta 1’ufo de Servi, o lìa de gli Schiavi . I Famiglj de’noltri tempi , che fogliamo nominar Servi, per effere gente Libera, tutto quel che guadagnano , lo fan luo, e lo trasmettono a i loro Figli ; e fe ne viene lor talento, abbandonano un Padrone, e pattano al fervigio di un altro. Se i Padroni vogliono trattarli colle brufche , eglino ne cercano uno p ù paziente e difereto ,• e ilrapazzano talvolta il fervigio , appunto perchè godono la Libertà. Non così era ne’ vecchi tempi. Tutto quello, che acquetava un Servo, (iccome di l'opra accennammo , era del Padrone . Se metteva al Mondo de’Figli, non ne poteva egli dilporre, perchè il Padrone era anche d’effi Signore. Non veniva a lui permetto, fe era deputato a qualche meftiere, l’abbandonarlo; fe affegnato a qualche podere per coltivarlo, il dipartirfene per fervire ad altro Padrone. Se era