^ 08 Vefcovi, e degli Abati , canta la medefima canzóne . Che bifogno aveva il Papa di Privilegio Imperiale ne’ fuoi Stati ? V’è ben della prevenzione in quello Scrittor tanto accreditato» ove lì tratta del Dominio temporale di S. Chiefa. Nel Giornale del 174«. ( pag. 378. (y Ceq, epilogai il carattere che egli fece a Federigo Barbaroffa nel tomo fello de’ fuoi Annali. E iii quello del >75«. moitrai evidentemente la lìncerità de’ tre Diplomi Imperiali, cioè di Lodo" Vico Pio, Ottone I. e Swro Arrigo , tacciati di fallita » ed impollura , per foltenere il Dominio Imperiale, ed abbattere il Pontificio. Se li confulterà 1’ uno, e 1’ altro Giornale , poco s’applaudirà quello, e altri luoghi dell'Autore, ne’quali lì mantieae con tanto impegno collante in follenere opinioni contrarie . (iz) pag. 141- L’illazione è veri filma : ma non corrifpcmde alle premefiè . Si tratta d’Ita-«> lia in particolare , e lì dice polfeduta da varie Nazioni. Fino a’Franchi va bene .Quelli poi non furono mai Padroni della patte migliore d' Italia , e di Roma. Così ancora i Germani antichi '• prelTo di quella nazione conferva/: anch’ oggi l’imperio Romano; ma dell’ Italia non può dirli la ile Ila cofa . Così le vicende di elfa a prima villa paiono qui ben condotte , ma chi ben 1’ efamina vi fcopre gran diyerfità in genere di dominio delle nazioni, che fuc-cedono 1’ una all’altra. (13) Pag• Quello luogo prende lume da due altri degli Annali; lame così chiaro, che non li può non entrar nella mente dell’Autore . D:(Te primieramente all’anno 774.,, Non ,, lì farà torto veruno alla memoria del Pontefice Adriano I. in credere eh’ egli. Autore del-3,la venuta in Italia del Re de’ Franchi, impiegallè I* autorità , e dellrezza fua in quanti oc-„ culti maneggi egli potè, affinchè la Nazione Longobarda, e maffimamente gli antichi abi- 3, tatori dell’ Italia concorreifero ad accettare un Re ituovo lenza contralto „ . In fecondo luogo mandando del pari con S. Adriano il Pontefice S. Leone III. di (Te all’ anno 800.,, Po-' j, tendo noi molto bene immaginare ^ che Papa Leone llabiliife tale accordo con Carlo Ma-»,gno , prima di cotanto efaltarlo, e guadagnali anch’egli dal canto fuo , e de’fuoi Succef-,3, lòri,». Adunque alle pratiche, e maneggi di quelli due Santi Pontefici a:tribuì negli Annali il Dominio temporale della S. Sede . E qui in altri termini dice la medelima cofa . Io ho dimollrato l’infuffillenza di quella opinione in varj articoli del Giornale 1751. da effi pof-•fono apprenderli i varj antichi titoli del Dominio Pontificio , e per confegtiente, che quella pretefa divifione dell’Italia tra’Pontefici , e Re^pranchi , come "lì farebbe tra due Potenza alleate della conquiila di Regni, o Provincie , e una mera idea . ( 14 )j>ag. 160. Il P. Vìttorelli nelle fue addizioni al Ciacconio nota, che Pio IV. qua/i trecento anni dopo quelli tempi , cioè il iytf4. alFerì in Concilloro, ch’egli fi ricordava, non efferfi tifate in Roma le Carrozze; averne cominciata l’ufanza la Marchefa di Mantova; ed averla pofeia imitata le Dame Romane. Ciò egli fece per cfortare i Cardinali a lafciare alle femmine una tal collumanza , per riputazione della loro maellà Senatoria, ammirata da Carlo V. quando fu in Roma . Nota inoltre che un mefe dopo Umilmente in Concilloro il dì 15. Decembre del medefimo anno commendò il Sacro Collegio per aver rellituito il decoro e la dignità alla Corte di Roma, tralafciando le Carrozze, e andando fempre a Cavallo quando ufeivano per li loro affari, indi efortollo a perfsverare , (15) Pag' iS«. Eller la bigamia nel Clero impedimento per afcendere^agli Ordini facri , non nafee dall’abbonimento che fi avelie ne’primi Secoli della Chiefa alle feconde nozze, argomento chiaro d’ incontinenza. Molto prima della legge di Grazia Iddio la proibì a’Sa^ cerdoti, e S. Paolo Apoitolo fui bel principio della Chiefa rinnovò la Divina proibizione. Così infegr.a S. Silicio nella prima delle Decretali comunemente ricevute. Ut taceamu* (juod altius fufpicamur, ubi illui eft, quod Deus nofler , data per Moyfen "leg,e, confiituit direni, Sacerdotes mei femel nubant? Et alio loco , Sarerdos uxorem virgmem accipijt, non viduam 5 non repudiatam , non meretrieem? Qu0d fecutus Apoftolus ex perfecutore pradicator, unius uxoris virum tam Sacerdctem, quam Diaconum fieri debere mandavit ( Ad Himer . Tarrac. c. 8. ) . E profegue decretando la medefima cofa, come fece S. Ilario ( Ep. j. cap. 4. ), e i Concilj Arelatenfe III, can. 2„ Agathen. can. 1. Tol. 1. can. 3. &c. Quella è erudizione Ecclelìaftica . (ii) pag. ?44. L’erudizione è bella, ed è nuova nuova. Il male è, che è follenuta dal folo Codice Paffioneo . E quello nell’ Ifcrizione citata parla d’una porta fola , fenzà mentovar baftioni, portele mura. Che bella Città doveva eflère con una porta fola da entrarvi a