Ventesimasesta; 331 DISSERTAZIONE VENTESIMASESTA. Della Milìzia de Secoli ro^i in Italia. QUanto fofle eccellente la Milizia de’Greci e Promani antichi, co-me efatta la lor Difciplina , l’hanno affai dimoftrato varj eruditi Scrittori. Tale certamente fu, che anche la moderna ha di che imparare da loro, tuttoché tanto mutata fia la forma di offendere , e difendere nel meftier della guerra. Allorché i Barbari vennero a fotto-mettere le contrade Italiane nel Secolo V. portarono feco , non v’ ha dubbio, i coftumi della lor propria Milizia, e qui li dilatarono. Cacciati i Goti fotto Giuftiniano I. tornò per alcuni pochi Anni a rimetterti la difciplina militare Romana in Italia ; ma effendo fucceduti in quefto dominio i Longobardi, Franchi , e Tedefchi , l’Arte militare prefe le lezioni dall’ufo di quelle Nazioni. Era non poco fcaduto in Italia il buon regolamento della Milizia fotto gli ultimi Imperadori Romani : contutto-ciò i Barbari ci trovarono tanti veftigi delle vecchie ordinanze tanto de’ Romani, che de’Greci dominanti nell’Efarcato di Ravenna, che poterono imparar molto nella profeffion militare. Però anch’ eflì ebbero fpa-de, iciable , fionde, dardi, mazze, lancie, archi, efaette, feudi, elmi, corazze , ftivali , e il refto dell’Armatura, che anticamente fi usò. Carlo M. nella Legge 17. fra le Longobardiche ordinò, ut nullus extra Recjnum ncjlrum Bruneas ( cioè le armature , o Corazze ) vendere prcefumat. In oltre nella Legge 163. vietò il vendere fuori del Regno Armas & Bruaias . E nella Legge 20. parla de Armis extra patriam non portandis, ìdejl feutis, & loricis. Ufavano ancora tende, e padiglioni, e qua fi tutti gli frumenti da efpugnare Città e Fortezze , già adoperati da i Greci e Romani. Ermoldo Nigelle deferivendo 1’affedio di Barcellona fatto da Lodovico Pio Lib. I. de Reb. Gejl. Ludov. così fcrive : Ariete claujlra terunt: unhique Mars refonat. Machina nulla valet murorum frangere pojlts. Più fotto dice Machina denfa fonat : pulfantur & undique muri Crebra fagitta cadit , vi funda retorta fatigat. L’Autore della Vita d’eflo Lodovico Augufto racconta all’Anno 808 • l’affedio della Città di Tortofa. Quo pervemens Ludovicus Rex, adeo d~ lam arietibus , mangonibus , vineis, & ccteris infrumenùs LaceJfLvit & prò- T t 2 trivit