682 Tomaso Tittoni [30.v1.19] colta, ricorda nell’espressione i suoi due fratelli, Camillo e Giannino, brillanti scrittori e gran patrioti. Se essa fosse stata qui come consorte del capo della delegazione, con la contessa Bonin, moglie del nostro ambasciatore, e con la signora De Martino, moglie del segretario generale agli esteri, la nostra delegazione avrebbe avuto nei circoli diplomatici ben altra e ben più simpatica influenza. La gentile signorina Tittoni è pure nel salotto. Essa ricorda molto sua madre. 30 Giugno. Alle 9 Tittoni è già all’Hótel Edouard VII nell’ufficio di Orlando, e mi fa chiamare. Vuol essere informato di tutte le trattative in corso, dello stato di ogni questione, cosi come è rimasto alla partenza della prima delegazione, e specialmente di quanto riguarda la nostra progettata occupazione della Transcaucasia e le mie trattative per le colonie. Caviglia ha già preparato i reggimenti da inviare a Batum; anzi due reggimenti sono già a Taranto; le navi di trasporto sono pronte; i due reggimenti dovrebbero aver già preso imbarco. Circa la Transcaucasia, insisto con Tittoni sul carattere di alta politica della sua occupazione. Riconosco che essa è rischiosa; necessita nuovi accordi cogli alleati, perché proseguano più energicamente nella lotta contro i bolsce-vichi, e non si accontentino di mandare telegrammi pieni di promesse ai capi delle armate bianche; ma essa collocherebbe l’Italia veramente a un alto livello come grande Potenza. Tittoni mi ascolta molto cortesemente ed attentamente, e poi mi dice che N'itti non vuole avventurarsi in un’impresa che presenta indubbiamente grossi rischi e molte incognite. Alle io1 f2 mi reco al Supremo Consiglio economico. Si riprende la discussione sul tema « cooperazione economica fra gli alleati dopo la pace ». Hoover presenta il memoriale della delegazione ameri-