192- Dissertazione paefi, che talvolta fono molto più grevi. Finirò con dire, udirli da noi con orrore i nomi de’Goti, Unni, e Longobardi: oh genti nefandiffi-sne, gridava una volta chi non era loro Suddito. Ma odali Salviano Lib. Vt de Gubern. Dei, dove fcrive, eiTere ilari sì eforbitanti al fuo tempo gli aggravj de’Popoli del Romano Imperio, che ne ilavano lenza paragone meglio i Barbari; e i Romani divenuti loro Sudditi non fi curavano di mutar Padrone: Franci hoc fcelus nefciunt. Chunni ab his fceleribus immuties funt. Nihil horutn efl apud Wandalos , ri dui horum apud G thos. Tarn long e enim ejì, ut hoc inter Gothos Barbari tote reni, ut ne Romani qui-dem, qui inter eos vivunt, ifta patiantur. Itaque unum illis Romanorum omnium votum efl, ne unquam eos necejje jit in jus tranjire Romanorum. DISSERTAZIONE -VENTESIMA. Degli Atti delle Donne . LAmenterebbonsi le Donne, ove nulla dicelfi di loro, nè fa ceffi punto conoscere i riti del loro feffo ne’Secoli barbarici. Primieiag mente fi vuole avvertire, che le Fanciulle a’tempi de’Longobardi nud&* vano il crine, nè lo rofavano. Nelle Leggi del Re Liutprando noi troviamo ioveffte Fdìas in capillo in caja reliclas. E per-atteilato di Paolo Diacono Lib, V. Cap. 37. De Geli. Langobard. il Re Cuniberto, avendo intefo lodare Theodotem puellam eleganti corpore, 6’ flavis prolìxfque ca-pillis pene ufque ad pedes decoratami tolto fe ne invaghì. Le quali parole fembrano indicare , che le Vergini allora andaiTero col crine Iciolto Tulle Ipalle, ma verifimilmente con qualche naftro legato nel calare dal capo. In Milano, e Bologna, e fors’anche altrove i Fanciulli, e le Fanciulle fi chiamano Tofl, Tofe, Tofane, Tofoni, e Tofette: il che quantunque paja dire il contrario di quello che praticarono i Longobardi, pure il Ferrari nel Tratt. dell’Orig. della Lingua noftra giudicò, che lntorfl ed Intonfe de’Longobardi fi lìa convertito in quelle altre voci. Che le non fi tolavaao le Fanciulle, fembra che fe ne poffa inferire, che quando poi pacavano a Marito allora fi tagliaiTero, o *per dir meglio, fi ac-corciafiero la chioma. Il Du-Cange nel Gloffario fu di altro parere alla parola ( apilli, fcrivendo: Promiffos crines innuptee ferebant, nec eos in no-òos retorquebant, quod nuptarum erat apud Langobardos . Ma quando non fi rechino teftimonianze di tal ufo, non fiam tenuti a feguitar sì fatta o-pinione ^'perciocché non fi dillinguevano le Zitelle dalle Maritate, perchè le prime portaffero il crine iciolto, e Falere aggruppato; ma perchè quelle erano in capillo , e per conièguente i’altre doveano andare