XX Prefazione gli non diffomiglianti da quelìi, che nati nel feliciffimo fuoio d’Italia, da tale ecceffo di amore e di ammirazione fono trasportati per effa , che ogni altro paefe pollo di là dall’Alpi, o di là dal mare, non curano , c fors’anche difprezzano . Ciafcuna regione però ha le fue buone quali_ tà ed i fuoi comodi, e non le mancano prerogative di natura e di arte . Di più , in molte di effe non fia malagevole rinvenire una bellezza e magnificenza invidiabile. Benché che dico/ quaiìché l’Italia, noilra Madre, non fia fiata , e non fia Tempre la ileffa tanto fotto i Romani padroni del Mondo , quanto Totto i Longobardi, Franchi, Germani. Comecché non fenza dolor fi rammenti, che Roma, dopo aver dominato a tante nazioni, abbia anch’effa imparato a fervire ; comecché non Tenza difpetto rimembrili la un tempo fioritiffima Italia per la trasmigrazione de i Barbari squallida refa e deforme ; quello nollro paefe non pertanto non è divenuto un deferto di Libia, nè ha perduto i naturali fuoi pregi . Abbondavano anche allora i popoli provifti di Rettori e di Leggi ; non era malagevole trovare anche allora degl’ingegni felici ; fi coltivavano i campi; vi erano commerzj, pace , ricchezze . E benché, a dir vero , nella Patria degl’ Italiani fotto i Longobardi quell’ afpetto di felicità non vi folle , quella civiltà di coilumi, quell’ornamento di lettere, che vi era prima fotto i Romani ; niente però di manco la maeftà, la fortezza, la opulenza di quello Regno non era neppur allora punto inferiore a quella dt ogni altro Regno vicino . E quale di grazia falliaiofaggine e delicatezza d’uomini è mai coteila, che l’Italia lor Madre , foltanto mentre fu felice e Signora, vogliano intimamente conofcere; balzata poi dal trono , benché l’antica fua nobiltà e fplendore ritenga , a vile la tengano, e sdegnino di vederla? Né la Francia, nè la Spagna, nè la Brettagna hanno avuto un miglior dellino , conculcate anch’effe da i Barbari , ed a fervire codrette . Neffuno però per quello ha in orrore la Patria fua di quei tempi ; quafichè non abbia cuore di rimirarla berfagliata da fcia-gure e infortuni. Per altro anche in tempo dell’ampio dominio de i Romani non mancarono guerre civili , ed ederne , fovveriìoni di Città, Imperatori più mollri che Principi , e inondazioni di vizj; perchè dunque tanta riverenza ed affetto per i tempi di allora, neffuno per quei che venner dipoi ? Ma il Modenefe Sigonio, cui tanto debbono le Antichità Romane, che fe non è il primo, certamente è fuperiore a quanti prima di lui delle cofe d’Italia de i baffi tempi fcritto aveano , degno di sè riputando un tale iludio, a quella imprefa fi accinfe, e co i fuoi libri dell’ Impero Occidentale, e del Re^no 2'Italia, eccellentemente quella parte di erudizione trattò, e largo campo a i poderi aperfe , per cui quegli dipoi liberamente fcorreffero. Così a poco a poco gli uomini grandi co-»inciarono ad ìlluftrare i Secoli Barbarici; e i foreltieri in maggior numero,