Ventesimaterza: 155 Epift. 15 dove prega Innocenzo II. Papa circa l’Anno 1135. di non creare Vefcovo in Italia un Bernardo Defportes Franzefe. Infolentia ( così egli fcrive ) Lombirdorurn, & inquietitelo eorum cui non efi notai aut cui magis quatn vobis ? Quid putamus effe faclurum juvenem, viribus corporis fraclum , & quieti eremi ajjuetum, in Populo barbaro, tumuùuojo, procellosi Nulla meno che la barbarie attribuifce a’Lombardiil Santo Abbate, fenza aver avuto bifogno dell’informazione altrui per conoicerli. E merita ben egli più credenza, che un altro Scrittore, il quale fiorì alquanto più tardi nel Secolo medefimo, cioè Giovanni Sarisberienfe, uomo lepido e fatirico, là dove narra derifa da’Franzefi la gente Italiana, qua-iì che follerò tanti conigli. Ecco le fue parole nel Lib. I. Cap. 4. de Nug. Curial. JEmilianos, & Ligures Galli dendent, dicentes, eos teflamen-ta conficere , vteiniam convocare , armorum implorare p ree fidia , fi fimbus eo-rum tefiudo immineat, quam oporteat oppugnari. E pure in quello fteiTo Secolo fecero vedere, fe erano sì o no figli della paura nell’aver foftenuta con tanto vigore la guerra contra di Federigo I. Augufto, potentiffimo loro nemico. Altrove lo ftefiò Sarisberienfe chiama i Lombardi parciflì-mos, ne avaros dicam. In oltre fecondo lui nel Libro IV. Cap. 11. un Nobile Piacentino, uomo di fenno, e pratico del Mondo, preffo il quale elio Scrittore era flato alloggiato, parlava nella feguente maniera: Hoc in CìVitatibus Italice ufu frequenti celeberrimum efj'e , quod dum pacetn dtli-gunt, & ¡¡ufluiam colunt, & perjuriis abfiìnent, tantee libertatis & pacis gaudio perfruuntur , quod nihil e[ì omnino, quod vel minimo quìetem eorum con-cutiat. Quum vero prolabuntur ad fraudes, & per vartas injufluice femitas feinduntur in femttipfìs, flcitim vel faflum Romanum , vel jurorem Teutonicum aliudve flagellum inducit Dominus fuper eos. Ma di parer differente fu ben Jacopo di Vitry, che nell’Anno \zio. fcriveva la Storia di Gerufalem-me. Ora egli nel Cap. 66. dopo aver lodato i Genovefi , Vene^ani, e Pi/ani, come gente la più valorofa dell’altre nelle battaglie di mare, fe-guita a parlare così: Homines fiqmdem Italia graviores, & maturi, & prudente* , & compofiti j in cibo parci, in po:u fobrii, in verbi* ornati, & prò-hxi \ in confilus circumfpecli, in re fua publtca procurando diligente* & flu-diofi-, tenaces , & fibi in pofierum providentes alits fttbjici renuentes , ante omnia hbertatem fibi dejendentes , fub uno, quem ehgunt, Capitaneo Commu-nitatis fucB jura, & infiituta dittante*, & firmiter obferv antes. Terree Sancì ce valde funt necejfarii non folum in preeliando, fed in navali exercitio, in mer-cimoniis , & peregrini* , & vittualibus deponandis . Et quoniam in potu , & cibo modefìi funt, diutius in Orientali regione vivunt, quam alice Occidentale* regione*. Per altro effendo flati nel Secolo XII. e XIII. per lo più gl’italiani in guerre, ed allevati nell’armi, nelle fedizioni, e nelle dilcordie civili, non farebbe da maravigliarfi, perchè ne’lor coftumi fi foffe tuttavia