iy8 Dissertazione tutto ammirabile fu quello di Gian Galeazzo Vifconte primo Duca di Milano , fatto nel 1402. di cui ho data alla luce la Defcrizione. Ma perciocché la vanità e la gara avea introdotto l’ufo delle Orazioni funebri, non folo per li Principi, ma anche per le perfone private, venne quello vietato in alcune Città. Ne gli Statuti MSti della Repubblica di Modena dell’Anno 1327. Lib. II. Rub. 46. intitolata de non condonando pio Mortuis ( occaiion di fpacciare una frotta di bugie ) è decretato , che nullus debeat refpondere concionando ad Mortuos ,five ad Domum , fivead Ecclefìamt quivi anche fi aggiugne : Ut nullus debeat ire ad Septimas , nec deJua parentela, nec de aliena. Alle perfone inclinate al LuiTo non badava la gran pompa, il confumo di copiofa cera, e l’invito di tanta gente nel giorno del Funerale : fi voleva anche rinovar tutta la fcena nel giorno Settimo e Trentefimo con grave difpendio de gli uni, ed incomodo de gli altri. Quei eh’è da ridere, gli Eredi del Defunto nello ftelfo giorno del Funerale , acciocché la triftezza non noceife allo ftomaco di tanti Parenti ed amici, che v’erano intervenuti, gl’invitavano ad un lauto banchetto, q co’bicchieri alla mano facevano tornare in cafa l’allegrezza. Vi fu meifo del temperamento nello Statuto di Milano Parte II. Cap. 471. con dire Pojl mortem alicujus ad Exequias , vel Septimum , vel Trigefì-mum , in Civitate nec Ducatu Mediolani , non fit licitum alicui flare ad co-mede ndum cum familia defuncti vel defuncta , nifi fuerit agnatus vel cognatus ufque ad quartum gradum inclufive . PrefcriiTero ancora alcuni Statuti il numero delle Croci, o fia de’Religiofi, e delle torcie di cera ne’Funerali . Dal fuddetto Statuto Milanefe Cap. 447. fi ordinò , che i Cadaveri fodero coperti tanto in Cafa , che in Chiefa : rito riprovato in altre Città , le quali vollero , che di tutti foife feoperto il volto, per ovviare a qualche frode, che potefle occorrere. E5 cofa notiffima l’ufo delle Prefiche ne’Funerali predo gli antichi Romani, cioè di Donne pagate , che con efclamazioni, con finte lagrime, col monitrare di ftrappariì i capelli , e con lamentevole canto accompagnato dalle Tibie, o al letto de’morti, o al portarli al Rogo , formavano un lugubre fpettacolo. Son parole di Lucilio preflò Nonio Marcello : ----- Mercede quee Conducici flent alieno in funere Prcefìcce , Multo & capillos feindunt, & clamant magis . Che anche i Giudei teneffero quella ufanza , pare che fi ricavi da Ge- r?m3a >9a\* 9/ dove fon chiamate Lamentatrices. A me par credibile , cne gl Italiani per più Secoli confervafiero quello ridevole fpettacolo . Anche Omero ne fi conofcere la pratica al fuo tempo. Per atteftato di £ ìleo kg Beneventano nella Cronica, avendo terminato i fuoi di Guglielmo