DeCiMAQUINTA. 14! nts Decimam partem fubfianrice , & laboris fui Ecclejiis , & Sacerdotibus do-nent, tam Nobiles , quarti Ingenui , fimiliter & Liti ; juxta Deus umcuiqut dederit Chrifliano, partem Deo reddant. Adunque anche i Liti doveano pof-federe Stabili, e far fuoi i frutti delle loro fatiche: il che non competeva a 1 Servi. In un altro Capitolare dell’ Anno 797. è ordinato, ut ubi-cumque Franci fecundum Legem Solidos XII. folvere debent , ibi Nobiliores Saxones Solidos XII. Ingenui V. Liti IV. componant. Ecco i Liti obbligati a pagar le pene come l’altre perfone Libere. Per li Servi, le faceano delitti, il Padrone pagava la pena . Per la fleffa ragione dobbiam credere, che i Fifcalini non foffero diverfi da i Liti, ed Aidii. E ricavali ancora da un Capitolare di Carlo Magno deir Anno 805. in cui è permef» fo a gli uomini Ingenui di prendere in moglie Donne Fifcaline , fìccome ancora feminis Liberis homines Fifcalinos fibi fociare conjugio . Ma anche fecondo i Franchi lì gafligava la Donna Libera, che fpofava un Servo; nè Uomo Ingenuo potea accafarfi con Serva altrui. Conviene perciò conchiudere , che gli Aidii per mezzo della Manumiffione erano ufeiti dalla vii condizione de i Servi, ma con patto di dover coltivare qualche terra del manumittente, o pure di pagargli cenfo , odi far altro loro fer-vigio. Una fpecie di Liberti vi furono, che non godevano un’intiera Libertà, continuando avivere con fuggezione, e dipendenza dal Patrono. Per ricuperare affatto la Libertà v’era d’uopo un altro Atto pubblico, con cui foife dichiarato totalmente Libero. Queflo flato di totale Libertà era dileguato da i Longobardi colla parola Fulfreal. Dura effa preilo gl’ Inglefi , che chiamano Fulfraee, chi è pienamente Libero . Pertanto anticamente tre ilari di Perfone iì contavano lavoratori di campagna, cioè Liberi, Aidii, e Servi. I Liberi erano limili a ¿Contadini de noilri tempi. La condizion d € Servi l’abbiamo già oifervata. Participavano gli Aidii dell’ uno , e dell* altro flato . Quelle tre forte d’ uomini fono chiaramente dillinte in un bel Decreto di Carlo il GrofTo Auguflo , efiflente nell’Archivio de’Canonici di Arezzo, fpettante all’Anno 883. o pure 882. dov’ egli detefla la prepotenza de’Conti, ed altri Giudici Secolari, i quali faceano difirichones in Liberos Mananos , fuper Ecclefiafiicas res refi-dentes, & Servos , & Aldiones faciunt , tributa ab eis exigunt &c. PretendeaKo nell’ Anno 844. alcuni lavoratori d’effere affatto Liberi ; ma convinti, finalmente con pubblico Strumento del Moniitero Am-brofiano confefTarono d’ effere flati lafciati per Tellamento da un Totone j & pofiea nos ingeniofe , & fuafione de malis hominibus fubtrahere qucefivimus, fed nullatenus potuimus, eo qt/od certius Aldiones ejusdem Monafierà Sancii Ambrofii effe debemus &c. fub poteflatcm , & dejenfionem , adque tuicionis prejati Mor.ajlerii. Non erano gli Aidii fub dominio , ma folamente fub milione de’loro Padroni. Però il Vofìio fuddetto ebbe ragion di fcrivere, che Aldius videtur , qui amea Servus , fic Libertatem confequutus, ut interim