V entesimaterza; 171 Ma giacché fiamo entrati nelle Pene de gli antichi, dichiamone qualche altra parola. Siccome altrove accennai , pochiffimi erano i misfatti, che iì puniffero colla morte. Il cofpirare contra del Re, il muover fedizione contra del Generale d’armi, 1’uccidere il Padrone o Marito, il difertare dall'Efercito , il fuggire dal Regno , erano delitti vietati fotto pena della Vita. A chi giurava il falfo s’ avea da mozzare la mano . Qua- li tutti gli altri fi poteano rifcattare pagando danaro . Che tal pratica fofle anche preiTo i Greci, fembrano indicarlo varj efempli. Fra le Pene fi contava il devenir Servo . Spezialmente i Popoli Settentrionali riputavano gran vergogna e gaftigo , allorché ad un Uomo Libero fi tagliavano i capelli , e molto più fe la barba . Era anche in ufo il Fruftare. Liutprando Re de’Longobardi nel Lib . VI. Legge 88. contra le Donne, che aveano molla fedizione così ordinò. Publicus ( cioè il Giudice ) qui efi in loco , ubi fattum fuerit , comprehendat ipjas mulieres , & faciat eas decalvari , & fruftari per vicos vicinantes ipfis locis . Anticamente gli uomini Liberi erano battuti con baftoni, i Servi col flagello o fia colla sferza. Però da Fuße fi crede originata la voce Frußct e Fruflare : ma io ne dubito . Un uomo Libero o Servo convinto di ladroneccio , fe il furto arrivava ad decem Siliquas auri , oltre alla refti-tuzione della roba rubata , era condennato à pagare ottanta Soldi d’oro. Se non potea, v’andava la fua vita. Così determinò il Re Rotari nel-la Legge 258. e 259. Quanto a gli altri Ladri , convien oifervare la Legge 2 6. del Lib. VI. del fuddetto Re Liutprando. De furonibus, die’ egli, unusquisque Judex in fua C¿vitate faciat Ca/cerem fub terra . Et cjuum inventus fuerit fur cum ipfo furio ipfum furtum componat. Et comprehm-dat ipfum furonem , & mittat in ipfo carcere ufque ad annos duos v*' ■es -, & pofiea dimittat eum fanum . Et fi talis perfona fuerit , ut nor .'¡uvtat, un-de ipfum furtum componere poffit , debeat eum Judex dare in manu ipflus , cui ipfum furium fecit -, & ipfe de eo faciat quod voluerit . Et fl poßea ipfe iterum in furto tentus fuerit, decalvet eum , & ccedat per dfciplinam , ßcut de-cet furonem , & ponat fignum in fronte, & in fide. Et fi fic non eniendav.e-rit , &poft ipfas dflncliones in furio tennis fuerit , vendat eum Judex foris Provinciam ( cioè fuori del Regno ) & habeat fibi pretium ipfius. Ma Carlo Magno nella Legge Longobardica 44. determinò per conto de’ Ladri , ut pro prima culpa non moriaritur, fed oculum perdant ,• de fecunda nafus ipfius Latronis capelletur , five abfcindatur ; de tertia vero , fi fe non emendaverit, moriatur. La pena importa a gli uomini fediziofi dalla Leg-, ge 65. di Lottario I. Augufto , era la feguente : Auclores fatti interfician-tur . Adjutores vero eorum finguli aitar ab altero flacjellemur, & capillos fuos vicifjìm & nares fuas invicem prceddant . Del refto , come altrove oifervammo all’ omicidio non era impoifci la pena della Vita , ma sì bene una condanna pecuniaria j e quel che bene