Decimasesta. 149 mentati omnes Tufcani muiuatores, qui morantur in Civltate Mutimc . Dal che li vede , che particolarmente i Tofcani erano accaniti dietro a quello abbominevol guadagno. Anche il Velcovo di Silva Alvaro Pelagio Scrittore del Secolo XIV. nel Tuo Trattat i de Plancia EccUJlce Lib. II. Gap. 7. così fcriveva: Familiares , Secretarli, negotiorum gefìores precipui aliquorum Prcelatorum Ecclefìce , Mercatores Junt , maxime Fiorentini, & Senenfes , & ahi de Tufcia , & de alus Provlnclis . Et de pecunils Ec-cleftarum Fcenus continue aliqul exercentes, 6* Prcclatls qulbusdam de certa parte rejpondentes nomine partii , vel mercantice , vel focietatis &c. E che continuaiTero in varie Città a vederfi pubblici Predatori. Certamente in Siena , come coita dalle Croniche di eiTa Città da me date alla luce, nel 1339. quel Popolo fece il feguente Statuto: Che neffuna perjona in Siena, 0 nel Contado poteffe prejlare a [/fura per neffun modo, fe prima non fi faceffe fcrlvere nel Libro detto [/furato di Bifcherna , a ciò deputato . Chi brama di conofcere, fin dove arrivale la rapacità di quella gente, oda le feguenti notizie. Chi predava ad ufura , facea il predito follmente per fei Mefi , echi riceveva il danaro, contribuiva un Dono all’ [/furarlo ; cioè pagava todo il frutto de’fei Mefi, e quedo poi ac-crelceva il Capitale del Credito. Terminati i fei Meli, fe il Debitore non soddisfaceva , allora prò damno, & imereffe fecondo i patti era tenuto a pagare quatuor denarios prò qualibet libra fingulis menflbus, o pure ( e forfè fu lo deffo ) quaiuor Imperiala prò qualibet libra groffa fìn-gulls menfibus : qui folldi non computentur in Jorte . Eccone un efempio : Adì 5. di Aprile dell’ Anno 1264. Jacopo Fafanini Bolognefe , abitante in Modena , prefe a frutto lire XX. e denari fei moneta di Modena , da redituirfi dopo fei meli, computato Dono in his in forte fecundum fvr-mam Statuti Communis Mutinx. Avendo egli mancato al pagamento nel tempo prefcritto, fu portato l’affare a’Giudici, i quali Anno MCCLXX. die Mercurii XI. exeunte Madio, decifero eh’ egli doveife pagare lire XLIV. moneta di Modena, cioè XX. lire e fei denari per la forte ; 6* XXIV. libras Mutin. prò leglttimis accejjlonibus dici ce fortis , dampno , & interejfe ipfìus ad rat'onem IV. denarlorum prò qualibet libra , fecundum for-mam Statuti Communis Mutince -, & XII. libras prò expenfis facili dicla oc-cafone &c. Sy io so far bene il conto, venti lire e foldi fei per Anni fei, e giorni 16. renderono di Ufura lire XXIV. e però una fomma di lire Cento , prendeva ogni anno il frutto di lire XX. e quedo veniva accordato dallo Statuto . E pure di peggio fi praticava in Inghilterra da quegli Vfurai . Racconta Matteo Paris all’Anno 1235. che fe il Debitore al determinato tempo non redituiva il danaro , veniva obbligato a pagare d’ Ufura per fingulos Menfes duos , prò fin-gulli decem Marcii unam Marcam prò recompenfatione damnorum : quee da,71-