XIV ■de’ Cherici di Camera , e dimoftrato, che il Muratori non è Autor Claflìco per ciò che lpetra al fecolare Dominio della Sede Apoft. del che fovente ragiona in maniera che è neceffario confeffare efferne ftato male informato. Recherò qui in ultimo ( perchè temo di tediare il Lettore con troppo diffondermi ) un folo efempio , dal quale comprenderà , che quello Autore attende molto a illuftrare i tempi baffi , ma per quello che riguarda la fovranità temporale della S. Sede, anche nelle cofe da lui cono-fciute, e fcritte altrove, va ritenuto . E che iìa vero, elice nella DiiT. 19. ( pag. z5c). ) coll’autorità di Falcone Beneventano, che »-Ruggieri »Conte d’Ariano promife di non efigere in avvenite-da i Beneventani » de cunclis eorum fuereàitatibus fidantias , angarias , terraùcum , olivas , vz-num j falutes , nec ullam dationem j fcihcet de vineis , terris ajpris ,Jilvisì ca-flanetis, & Ecclefiis, & liberarvi facuLiatem tribuic in hcerediiotibus Beneveti-tanorum venandi, aucupandi &c. Or quefta è una cofa vera falfamente riferita. Dice Falcone all’anno 1137. che i Giudici, e Savj di Benevento pregarono Innocenzo II. ut de tantopericulo iribuiorum civitatem B. Petti eriptas: che il Pontefice mandò Legati al-TImperador Lottario non lungi accampato, acciò obbiigafle il Conte Ruggieri, e fuoi Baroni a cedere alle lor pretenfioni full’eredità de’Bèneventani ; che Ruggieri sì all* Imperadore, che a’Legati del Papa diife, aver già giurato e confermato ciò a tempo del Conteftabile Rolpotone, e negò apertamente di voler tornare a far la ftefla cofa ; e finalmente che obbligò i fuoi Baroni a giurare in quefta forma : Juro , & promitto quod ab hac ora. in aritea non (juceram , •nec quceri permittam de cunclis &c. come fopra, e conchiude il lot giuramento: Et liberam jacultatem tribuo in hcereditatibus Beneventano-rutn venandi, aucupandi, & de eis quodcumque voluerint faciendi, & per hoc mercatum civitati non dijlurbabo , nec diflurbari confentiam . Or veda il Lettore , iè a un giuramento non voluto fare dal Conte Ruggieri, ma fatto far da’fuoi Baroni a petizione del legittimo Sovrano di Benevento, cioè del Romano Pontefice, ftia bene quel che foggiugne immantinente a eflfo giuramento traveftito, o trasformato in Privilegio. » mira quante maniere avea coflui di pelare i fudditi fuoi. Da tai parole chi legge intende fubito con falfità palpabile, che Rnggieri Conte d’ Ariano privilegiò i Beneventani fuoi fudditi, con rilafciar loro le riferite gabelle. Di tai cofe non è tanto agevole, quanto pare, il ripurgar quefte Antichità compendiate . Che però bifogna contentarfi d’apprendere gli ufi , e le parole ofcure di que’ tempi, fenza pretendere di comprender la verità de’fatti. E quefti medefimi quando fi fono efpref-fi, ho io procurato nelle note di dichiararli., come ho faputo il meglio . Ma degli occulti , molti de’quali faranno fuggiti da’ miei occhj medefimi , non mi fon prefa alcuna briga : perchè finalmente quefta Opera non è una iftoria, ma una chiofa, o comento eccellentiiììmo degli affari di pace e di guetra de’baffi tempi.