z6o Dissertazione la madre del LuiTo . Ma in altre Città d’Italia, condennate ad una baila fortuna, fomiglianti pompe fi cercavano indarno. Intanto non pare lontano dal veriiimile l’immaginare, che contribuiffe non poco al cambiamento de’ coftumi in Italia, e all’introduzione del Lufio, la venuta de’ Franzefi nel Regno di Napoli e Sicilia col fuddetto Re Carlo I. Conte di Provenza . Traile egli leco migliaia aiTaiifime de’fuoi Nazionali ; molto maggior numero ne tirò poi la fua fortuna. Anche allora più galanti e dediti al Luffo erano i Franzefi. Fino Strabone nel Lib. IV. appellò quella Nazione amante de gli ornamenti, e Ammiario Marceìhno nel Secolo IV. fcri-veva de’Popoli della Gallia: Terjì pari diligentia cuncli & mundi-, nec in tractibus illis , maximeque apud Aquitanos , poterit aliquis viveri, vel femina , licet perquam pauper , ut alibi, jrujlis fqualere pannorum. A tutta prima i buoni Italiani con idupore miravano que’sì puliti e leggiadri itranieri ; e poi ( cofa ben facile ) fi rivolfero ad imitarli: giacché i vizj dolci incantano, nè v’ha bifogno di grandi efortazioni per guadagnarli la grazia delle per-fone. Certamente allorché il Re Carlo e la Regina Beatrice fua Moglie, fecero nel 1266. la loro entrata in Napoli, per fentimento dell’Autore di un Giornale da me dato alla luce , quel Popolo andò come in eftafi , mirando quattrocento uomini dì arme Franzefi affai bene addobbati di fopravefìe c pennacchi, e una bella Compagnia di Frefoni pure con belle divife . Poi più di feffanta Signori Franzefi con grojje catene d' oro al collo ; e la Reina con la carretta coperta di veluto celeflro , e tutta di fopra e dentro fatta con Gigli d' oro, tale che a vita mia non vidi la più bella vifìa. Penfo io, che rare prima foffero le Carrozze per le Donne, più rare per gli Uomini: fi andava allora a cavallo (14). Rolandino nel Libro IV. Cap. 9. della Cronica notò, che venuto a Padova nell’Anno 1239- Federigo II. Imperadore , tutto il Popolo gli andò incontro ; ed altrettanto fecero multa Domina , pulchritudine & preliofis veftibus refu)gentes, fedentes in phaleratis & ambula ntibus palafredis . Certamente prima de’tempi d’effo Federigo fi diftinguevano i Nobili del1!’uno e dell’altro fedo dal baffo Popolo nel trattamento della Tavola , delle vedi, de’fervi, de’cavalh,e in altre guife; ma non perciò conofcevano , e molto men praticavano il Luffo, che poi fu introdotto da i Franzefi; ficcome è a’miei dì avvenuto , perchè la lor venuta in I-talia ha qui lafciato delle ufanze , le quali bene farebbe, che non avef-fimo mai conofciuto. Ora in ajuto di Ricobaldo io vo’far venire un Campione de’rnedefimi tempi , che quafi tiene il medefimo linguaggio. Eg * è Dante Alighieri, da7 cui nel Canto XV. del Paradifo fi fa parlare Cacciaguida uao de’ fuof Antenati colle parole feguenti . (14) Vedi le Annotazioni in fine del Tomo Fio-