210 Per la solidarietà interalleata [1.XII.18] i° Dicembre. Alle nove mi reco a far visita al nuovo rappresentante finanziario americano, Mr. Cravat. È un colosso alto due metri. Ho l’impressione che le mie parole impieghino molto tempo a salire fino a lui e le sue a scendere fino a me. S’intavola subito la questione dei finanziamenti fino al ripristino della libertà dei commerci ed espongo il progetto di una cassa interalleata, che è già visto favorevolmente dai ministri francesi. Alle undici riunione generale presso Hoover, presenti Cravat, Clémentel, Boret e i collaboratori di ciascun ministro. Si parla anzitutto del rifornimento dei paesi nemici e Hoover mostra di apprezzare assai il gesto immediato e spontaneo compiuto dall’Italia dopo l’armistizio con lo spedire approvvigionamenti a Vienna ed in tutto il territorio della Duplice Monarchia caduta, e col mantenere e rinforzare le restrizioni di guerra nel paese vincitore, con la sola eccezione delle urgenti necessità imposte dall’epidemia di febbre spagnuola. Poi si discutono a fondo i gravissimi problemi del dopoguerra che sono già stati oggetto delle meditazioni di ognuno, perché già se n’era accennato nelle nostre ultime interviste di ottobre. Siamo tutti d’accordo sul principio della solidarietà cosi nell’obbligo del risarcimento dei danni da parte degli Imperi centrali, come nel diritto alle riparazioni da parte degli Alleati. Infatti durante la guerra noi non abbiamo avuto da fare con un solo nemico, ma con un blocco di Stati nemici, per i quali la responsabilità è indivisibile, indiscutibilmente collettiva e solidale. Tutti devono pagare e tutti assieme devono pagare tutto il dovuto; ma se il più povero è in difetto, deve per esso pagare il più ricco. D’altra parte anche gli Alleati hanno costituito un unico blocco, cosi che unico deve considerarsi il danno prodotto dalle invasioni e dalle operazioni di guerra dovunque siano