VI INTRODUZIONE tavia non sorgono che assai tardi; infatti bisogna venire al 1602 per incontrare la Nautica Mediterranea di Bartolomeo Crescenzio, ingegnere navale, romano, che è la vera enciclopedia marittima del suo tempo. Dieci anni dopo, nel 1612 si incontra la Breve istruzione appartenente al capitano dei Vasselli Quadri di Alessandro Falconi, fiorentino, capitano di galeoni, testo che fu per il suo tempo il migliore della lingua marinaresca italiana. Poco dopo, nel 1614, uscì in Roma VArmata Navale di Punterò Pantera, capitano pontificio di galea, arricchita in appendice di un vero e proprio, sebbene assai succinto, vocabolario nautico. Bisogna venire al secolo XIX per incontrare dei veri dizionari marinari: primo in ordine di data quello di Simone Stra-tico Vocabolario di Marina in tre lingue (italiana, francese, inglese), Milano 1813, che, per quanto opera imperfetta, pure per lungo tempo fece testo. Nel 1829 uscivano le Lezioni intorno alla Marina di Gaspare Tonello professore di nautica a Venezia, ma di scarso valore. Finalmente nel 1846 a Napoli si pubblicava il Vocabolario Militare di Marineria francese-italiano di Giuseppe Parrilli, riveduto, ampliato e ristampato nel 1865 con Vintento di « proporre un linguaggio novello pei marini dell intera penisola », poiché, secondo il Parrilli, «bisogna innalzare la nostra lingua marinaresca ai bisogni delVarte navale delVepoca togliendola da quello stato di inferiorità in cui trovavasi rispetto all’idioma francese, tanto ricco non solo di vocaboli ma di traslati... ». Cosa, come a prima vista si comprende, assurda, ma che rispondeva ai concetti che della lingua si aveva nella prima metà del secolo XIX. Oggi in Italia — in linea generale — per quanto concerne i vocaboli di marineria, si ricorre a tre dizionari: a quello del Guglielmotti, giustamente celebrato e apprezzato, ma anche esso invecchiato e forse — mi si perdoni — esageratamente cruscante, chè infatti, più che essere un dizionario generale navale italiano, è limitato alla lingua toscana. Ad ogni modo il vocabolario del Guglielmotti non si può considerare una semplice raccolta delle voci marinare più in uso, ma una razionale raccolta di termini