[7-VII.I9] Gravi falli a Fiume 693 del Bureau de Liaison della loro base militare hanno perfino trasmesso i documenti di un plebiscito inscenato dagli jugoslavi, con il quale si raccolsero 19 mila firme invocanti l’annessione alla Jugoslavia, e che furono da Pasic trasmesse a Wilson. Secondo i rapporti circostanziati che ci giungono, il giorno 5 la città di Fiume si mantenne tranquilla. Le truppe erano state messe in libertà e le vie si affollarono di soldati e di marinai come al solito. Il generale francese Savy ha ammesso che un suo soldato commise « atti deplorevoli, vergognosi, insensati ». Ha fatto imprigionare il soldato; e ha dichiarato di essersi sempre comportato come un neutrale, poiché egli comanda non soltanto truppe francesi, ma anche truppe jugoslave. Ma ieri, domenica, alle ore 13 i disordini ripresero. Alcuni soldati francesi presero a schernire alcuni ragazzi che passavano davanti alla loro caserma coi nastrini tricolori dalla scritta « Italia o morte » appuntati al petto. I ragazzi risposero. Furono picchiati ed i nastrini tricolori strappati e gettati a terra. Un nostro ardito entrò nella caserma e vi rimproverò energicamente i francesi per l’azione compiuta. La notizia di questo nuovo incidente, diffusa nella città, riaccese il fermento popolare. Alle 20 vi fu uno scambio di ingiurie e di colluttazioni fra un gruppo di soldati nostri e di soldati francesi. I due gruppi si scostarono e si scambiarono una trentina di colpi di rivoltella. Due feriti francesi furono trasportati all’ospedale. Poco dopo, da una casa accanto alla caserma francese, veniva lanciata una bomba a mano. Il suo scoppio provocò numerose fucilate dai soldati francesi di guardia alla caserma o affacciati alle finestre. Una folla urlante, sboccata dalle strade e dalle vie vicine, attaccò la caserma e la casa dalla quale era stata lanciata la bomba a mano, ma un forte picchetto francese le difese con successo. Anche in altre vie avvennero incidenti, ma senza seguito, per il pronto intervento di pattuglioni italiani.