[i i.rv.ig] Carta intemazionale del lavoro 413 spirito moderno pieno d’iniziativa e di barzellette, è valutato cento milioni di dollari; è una colonna del partito democratico, è uno dei maggiori sostenitori di Woodrow Wilson, controlla come ministro tutta l’industria americana, e chissà quanta ne controlla anche come capitalista. Gi sentiamo legati da viva simpatia, perché guardandoci negli occhi ci pare di sentire fra noi molte affinità nel carattere e nella filosofia della vita, che ogni individuo pratica a suo modo, ritenendolo, ben inteso, il migliore. Anche la commissione economica sta elaborando una serie d’importantissimi articoli che da se stessi potrebbero considerarsi un trattato. Si è riunita ieri ed oggi, presenti per l’Italia il dott. Pirelli, il comm. Dell’Abbadessa ed il comm. Dragoni, che vengono ogni mattina da me. La liquidazione dei beni nemici a favore dei vincitori è argomento scabroso che si riallaccia alle riparazioni; come la rimessa in vigore dei trattati commerciali esistenti prima della guerra, è argomento che esige una profonda cultura speciale ed uno studio meticoloso, delle opportunità presenti e future. Il regolamento dei contratti e dei debiti fatti prima della guerra costituisce pure materia complessa che richiede le cure di giuristi di primo ordine, assieme a quelle di provati uomini di affari. Ma tutto si svolge egregiamente con una intensa preparazione e in sedute molto laboriose. Nel pomeriggio sono intervenuto alla quarta seduta plenaria della conferenza, nel grande salone del Quai d’Orsay. Presiedeva Glemenceau, circondato da Wilson, Lloyd George, Orlando, e da tutti i delegati delle grandi e delle piccole Potenze. Si è approvata la Carta internazionale del lavoro. Hanno parlato Barnes, inglese, che ha proposto una conferenza internazionale del lavoro a Washington, per il prossimo ottobre; poi il Presidente Wilson, Colliard, ministro francese del lavoro, Vandervelde, ministro belga della giustizia, e Barzilai, che ha dimostrato come l’Italia, avendo