INTRODUZIONE
VII
propri della parlata dei marini, in cui si rivendica la perfetta italianità di essi, bandendo voci corrotte o straniere, pur anche includendo molti termini usati nel passato e ora non più nell'uso. Oppure si ricorre ancora a quello più manevole, — ma più vecchio di quello del Guglielmotti — dovuto al Fincati, che sempre si occupò con amore di linguistica marinaresca, tanto che fin dal 1847 pubblicava in Venezia i suoi Cenni sulla compilazione di un Dizionario Marittimo Italiano e che fu collaboratore per la parte marinaresca del Gran Dizionario della Lingua Italiana del Tommaseo, e infine a quello del Corazzini, utile sì, ma caotico, pletorico, ingombrante, non equilibrato nelle varie voci, molte delle quali superflue, che nulla hanno a che vedere con la marineria ed altre che per la loro vetustà conveniva meglio lasciar senz'altro da parte. Ultimo uscito in ordine di tempo quello del Puglionisi (Riposto, 1921).
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  Certo i principali autori della lingua nobile italiana sono stati i fiorentini e sono essi che hanno deposto nei loro scritti il primo materiale che serve di base alla lingua ora comune deirItalia; e poiché Vanalogia vuole che sulla prima si conformi la restante moderna dei vocaboli che hanno da usarsi, viene quindi la regola che gli scrittori fiorentini debbono essere i nostri principali maestri nel fatto del linguaggio. Tuttavia molti termini delle arti e dei mestieri che noi non troveremmo agevolmente che in casa presso gli storici, gli oratori, i poeti fa d'uopo pigliarli dai dialetti d'Italia, e per la marineria particolarmente da quelli delle regioni costiere.
  La questione linguistica italiana è ormai una cosa secolare: da Dante al Monti al Manzoni se ne è parlato e discusso. Ma oggi va riguardata con occhio diverso. Usciti vittoriosi da una grande guerra, non più assillati da occupazioni straniere che la lingua volevano talora soffocare, siamo più sicuri di noi, e non più ci spaventano francesismi e neologismi. Quando la parola esprime un pensiero e un sentimento venga pure da ogni dove: noi nel nostro crogiuolo forgeremo la forma letteraria che si conviene. In fondo in fondo aveva ragione il buon Cesarotti,