[i6.v.ig] Spartizione dell'impero ottomano 57' Saluti cortesi e mio ritorno a piedi all’Edouard VII. Mi fermo ad ammirare le vetrine per calmare i nervi troppo a lungo compressi. All’albergo chiamo Stobbia e Rondoni; e mi sfogo. Stob-bia s’incarica di portarmi notizie. Orlando è andato con Cellere da House dopo il mio colloquio con Trumbic; perciò soltanto alla sera posso riferirgli quanto mi è accaduto. Mi dice in modo asciutto che non c’è possibilità alcuna di accordi diretti. È stato da House oltre tre ore. La sera tardi vengo informato che il colonnello House aveva riunito Orlando e Cellere in una sala dell’Hotel Crillon, e Pasic, Vesnic e Trumbic in un’altra sala; e che House aveva fatto la spola per tre ore fra i contendenti senza giungere ad alcun risultato. Vengo anche informato che è stato Orlando a proporre gli accordi diretti con gli jugoslavi nel colloquio di ieri con Miller, incaricandolo di ottenere da Wilson l’assenso anticipato alle condizioni che tali accordi potessero fruttare. Ora mi spiego il contegno di Trumbic. Orlando ha proposto una via che ha nello stesso tempo minato colle sue mani. È definitivamente provato che Orlando è ammalato. Ma a tardissima sera, di ritorno da uno spettacolo molto mediocre dell’Opéra, al quale ero stato invitato, vengo a sapere che Wilson, Lloyd George e Clemenceau hanno spartito tutto l’impero ottomano, lasciando all’Italia una parte minore dell’Anatolia. Agli Stati Uniti si vorrebbe assegnare il mandato su Costantinopoli, il Bosforo, i Dardanelli, il Mar di Marmara e i territori adiacenti; la Grecia otterrebbe la sovranità su Smirne, su Aivali, sul distretto adiacente, sulle isole del Dodecaneso ora in nostro possesso, e su Castellorizzo; l’Anatolia sarebbe sottoposta a mandato, il meglio di essa dato alla Grecia, la più piccola parte all’Italia, cioè Adalia, e Konia; tutto il rimanente delPImpero ottomano resterebbe diviso tra la Francia e la Gran Bretagna.