[22.V.I9] Salutare diffidenza 597 burghese, e per lasciarli a disposizione degli alleati per un certo tempo. Tornando all’albergo rifletto che la mia iniziativa di un mutamento di ministero, o almeno di delegazione, respinta ieri dai colleghi ministri, si troverebbe oggi di fronte a un totale mutamento di pensiero di Orlando, e ad uno straordinario voltafaccia di Wilson e degli Alleati, seguito da atti positivi di riavvicinamento allTtalia. Nonostante i cordoni di truppa ed i numerosi carabinieri, il vero oggetto della lunga seduta di Oulx è stato conosciuto subito tanto in Italia quanto a Parigi. È anche molto probabile che qualche ministro abbia informato abilmente la stampa, per silurare la possibilità delle mie dimissioni. Nessuno le capirebbe in questo momento. Sarebbero in contrasto col ritorno di Barzilai nella delegazione, e avrebbero proprio l’aria di una diserzione. Io non mi fido di tutte le cortesie odierne da parte degli Alleati: ho già avuto troppi esempi di quanto siano mute-voli. Del resto questo è un furibondo conflitto tra colossali interessi, e ingenuo sarà sempre, in politica, discutere i mezzi di fronte al successo. Ma qualche cosa di buono può anche saltar fuori. Bisogna prendere quanto si può, e non cedere su ciò che non si può prendere, quando sia essenziale: lasciar tempo al tempo. ¿Ul’albergo mi rivolgo ai miei più fidi amici, e tutti mi consigliano di rimanere come delegato assieme ad Imperiali. Non potrei essere in miglior compagnia. D’altra parte non potrei più rimanere se il mio nome fosse posposto a quello di un nuovo delegato, tanto più che tutti i giornali d’Italia hanno già data per sicura la mia nomina, e che ho bisogno della massima autorità per trattare diretta-mente con Lloyd George e con Tardieu. A gran malincuore verso le 20 vado da Orlando, che è tornato dal lungo Consiglio dei Quattro, e gli comunico che accetto la carica di delegato. Egli la fa comunicare immediatamente alla stampa a mezzo della « Stefani ». Sarà