Documenti (n. 4) 747 guadagni strategici che l’Italia si attende dalla acquisizione delle isole e della linea costiera della Dalmazia. Sembra a noi che essi siano piccoli; e tuttavia, per piccoli che siano, probabilmente supereranno assai i vantaggi economici che deriveranno dai nuovi scambi al commercio italiano, e dalle nuove fonti di reddito al tesoro italiano. Noi non possiamo credere che i possessori di Trieste abbiano alcunché da temere da Fiume, quale rivale commerciale, e i possessori di Pola da Fiume come base navale. Ma se l’Italia ha poco da guadagnare dalle acquisizioni proposte, non ha essa molto da perdere? La guerra la trovò difesa contro un nemico ereditario, quasi due volte più grande di lei, da una frontiera che i precedenti trattati avevano deliberatamente lasciata insicura. La sua costa orientale era quasi priva di porti, mentre l’Austria-Ungheria possedeva sulla sponda opposta dell’Adriatico alcuni fra i migliori porti che vi siano al mondo. Questa era la condizione dell’Italia nel 1914. Nel 1919 le sue frontiere al nord ed all’est sono tanto sicure quanto possono renderle tali le montagne ed i fiumi. Essa aggiunge due grandi porti ai suoi possedimenti adriatici e il suo oppressore ereditario ha cessato di esistere. A noi sembra che, non avendo uno Stato in tale postura nulla da temere dalla inimicizia dei suoi vicini, il suo unico interesse debba essere quello di guadagnarsi la loro amicizia. E per quanto le memorie appartenenti ad un disgraziato passato rendano difficile l’amicizia fra gli italiani e gli slavi, pure le più amare memorie col tempo si addolciscono, a meno che non vengano dati di frequente nuovi irritanti; e fra questi irritanti nessuno è più potente della costante contemplazione di una disputata e mal delineata frontiera. Spetta all’Italia e non agli altri firmatari del Patto di Londra di dire se essa guadagnerà maggiormente in potenza, ricchezza ed onore attenendosi strettamente a quella parte del Patto di Londra che è in suo favore, oppure accettando quelle modificazioni di esso che lo condurrebbero ad una più stretta armonia con i principii che guidano le decisioni degli Alleati circa i territori di altre parti d’Europa. Ma per quanto riguarda Fiume, su questo punto la situazione, come abbiamo già precisato, è differente: il Patto del 1915 è con-