6i8 Proteste delle Potenze minori [3I-V.I9] gazione italiana. Allora si svolse il drammatico incidente con Foch per la frontiera al Reno; ed io poi mi accapigliai con Clemenceau. Oggi protestano il romeno Bratianu, il polacco Paderewski, il ceco Kramarz, il croato Trumbic. Bratiano protesta perché le delegazioni delle Potenze interessate hanno ricevuto copia del testo delle clausole finora deliberate soltanto ieri sera, e si sono trovate cosi nell’impossibilità di esaminarle a fondo prima di approvarle. Tutti poi protestano perché le minoranze etniche o religiose degli Stati nuovi o ingranditi dell’Europa centrale vengono poste sotto la protezione della Società delle Nazioni, e qualcuno chiede perché lo stesso trattamento non venga fatto all’Italia. Lloyd George risponde a mezza voce: « Perché gli ebrei sono perseguitati in Romania e non in Italia ». Protestano poi anche per le clausole militari. Ma a tutti risponde Wilson con un discorso mellifluo, la cui sostanza si risolve nell’affermazione che l’America rappresenta la giustizia e che tutto ciò che essa dispone è giusto, quindi deve essere accettato. Clemenceau toglie bruscamente la seduta, e cosi anche le clausole di pace per l’Austria risultano approvate più per forza che per amore. La sera tardi i decoratori hanno iniziato il loro lavoro di adattamento del salone centrale del nostro albergo alla solennità di domani, cioè al ricevimento di tutte le delegazioni economiche per il pranzo offerto al Consiglio Supremo economico. Hanno trovato le bandiere di tutti gli Stati alleati ed associati presenti alla conferenza e le hanno disposte su le pareti con bellissimo effetto. Ma un giornalista ha notato che fra le bandiere figurava anche la serba, ed ha fatto un chiasso indiavolato, protestando che non dobbiamo ricevere fra noi i serbi, ora jugoslavi, e tanto meno dobbiamo esporne la bandiera. A lui si sono uniti altri giornalisti e, mentre io ero assente, hanno mandato una deputazione a Sonnino, che senza interpel-