in ¡specialità mendicanti, nonché vecchi impotenti, e sul principio del secolo XVII trasportassi a Venezia nel circondario dei SS. Giovanni e Paolo, ove lo Scamozzi eresse a tal uopo un vasto fabbricato con chiesa annessa, sacra a S. Lazzaro, che nel 1(573 videsi fornita di un bel prospetto disegnato da Giuseppe Sardi. Chiuso l’ospizio dei Mendicanti, contemporaneamente alla chiesa, dopo la caduta della Repubblica, fu destinato nel 180!) ad Ospitale Militare, insieme alla Scuola di S. Marco, alla Cappella della Pace, ed al Convento dei SS. Giovanni e Paolo. Tutti questi edifici costituirono poi nel 181!) l’Ospitale Civile, per uso interno del quale si ridonò nel 1826 al divin culto la chiesa, che era IregiaUi, al pari dell’interno oratorio di S. Filippo, da buoni dipinti. Ricoverandosi sotto la Repubblica ai Mendicanti anche fanciulle abbandonate, esse venivano erudite nella musica ¡strumentale e vocale in modo che solevano accompagnare col suono e col canto le funzioni ecclesiastiche, ed eseguire i celebri oratori. Ciò praticavasi egualmente alla Pietà, Ospedaletto, ed Incurabili. Scuola Grande di S. Marco. Una confraternita, da prima stabilita a S. Croce, si trasferì nel 1 473 in Campo dei SS. Giovanni e Paolo, ove innalzò un edificio per le proprie adunanze, che incendiossi nel 1485, ma che poscia risorse in più nobile forma sopra disegno di Martino Lombardo. Le statue ed altri ornamenti della facciata sono di B. Bon, ed i due leoni, come pure gli alti rilievi colle storie della guarigione e del battesimo di S. Marco, sono di Tullio Lombardo. Questa scuola, oltre preziose suppellettili, vantava dipinti del Mansueti, di Gentile Bellino, del Giorgione, di Paris Bordone, di Jacopo e Domenico Tintoretto, ecc., che in parte s’ammirano oggidì all’ Accademia di Belle Arti. Attualmente è compresi» nel Civico Ospitale. Cappella della Madonna della Pace. Vi dava accesso la por Li clic scorsesi fra quella della Scuola di S. Marco, ed il muro della chiesa dei SS. Giovanni e Paolo. Nell'atrio venne sepolto nel 1355 l’infelice doge Marino Faliero in un delusilo di marmo, oggidì trasportato nel Civico Museo, e nell’ interno