[7 .vii. 19] Il Consiglio Supremo decide V inchiesta 695 Io mi reco infatti da Loucheur e parlo lungamente con lui, non avendo potuto trovare Tardieu. Lo incarico di riferire il passo, che faccio a nome del Governo italiano, ai suoi colleghi e specialmente al suo presidente, affinché i fatti, per quanto dolorosissimi, non abbiano a generare conseguenze ancora più dannose. Alle 15,30 accompagno Tittoni al Quai d’Orsay per la riunione dei Cinque. Appena aperta la seduta, Clemenceau prende la parola e racconta i fatti di Fiume, naturalmente invertendo le parti, ed asserendo che le provocazioni partirono dagli italiani. Egli mette in relazione quanto è accaduto a Fiume con le supposte violenze di cui sarebbero state vittime militari francesi a Genova ed a Milano. Ripete quanto aveva già esposto alla delegazione Orlando circa i violenti attacchi anti-francesi della stampa italiana ed afferma due fatti nuovi, a noi sconosciuti, e cioè l’arresto a Modane, da parte delle autorità italiane, di treni di soccorsi alimentari diretti in Polonia ed in Cecoslovacchia, e l’invio nell’Asia Minore di nuove truppe italiane Tittoni replica facendo notare che a Fiume le provocazioni sono tutte partite da soldati francesi, che gli incidenti di Genova e di Milano sono stati molto esagerati, che gli attacchi della stampa italiana possono essere giustificati dall’irritazione generale contro il mancato accoglimento di quelle che l’Italia ritiene legittime sue rivendicazioni; che non è a conoscenza di fermate imposte a treni francesi a Modane od altrove, né di nuovi sbarchi di truppe italiane in Asia Minore. Dimostra tutto il rincrescimento suo e del Governo italiano, da lui rappresentato, perché in quelle che egli qualifica dolorosissime risse, ma niente altro che risse, si abbiano avuti a lamentare dei morti e dei feriti. Dopo un intervento amichevole di Lansing e di Bal-four, Clemenceau si calma e Tittoni propone la nomina di una commissione d’inchiesta perché appuri i fatti. Dopo