[iy.iv.iy] Richieste italiane al Consiglio Supremo 437 non sono grandemente interessati. Ma se hanno tanta baldanza, segno è che contano su fortissimi appoggi. La commissione economica ha riveduto i testi di parte degli articoli da inserire nel trattato di pace. Ha ancora parecchie incertezze. Io sono occupato tutto il giorno in sedute con i diversi comitati delle riparazioni, e poi nel pomeriggio con la commissione per il Canale di Kiel. Soltanto alla sera posso recarmi dal conte Aldrovandi per notizie circa il convegno dei Quattro dedicato alle nostre questioni territoriali e alla giornata politica in generale. Al Consiglio Supremo presenziava Sonnino oltre ad Orlando, ed anche Aldrovandi, quale segretario della conferenza. Nella tarda serata posso poi scambiare qualche parola anche con Orlando, che è preoccupato. Ho l’impressione che la mattina in casa di Wilson vi sia stata un aspro scontro fra Orlando e Sonnino da una parte, Wilson, Lloyd George e Clemenceau dall’altra. Orlando ha fatto un’esposizione completa delle nostre rivendicazioni come domande nuove, lasciando totalmente da parte il trattato di Londra per smontare l’avversione di Wilson al trattato segreto, e per girare la difficoltà dell’assegnazione di Fiume alla Croazia. Egli ha diviso le rivendicazioni italiane in tre punti: frontiere delle Alpi, Fiume, e Dalmazia; dimostrando che se il displuvio lascia in territorio italiano 600.000 allogeni, un numero assai maggiore ne rimarrà alla Polonia, alla Romania, alla Cecoslovacchia, alla Serbia, e dimostrando anche l’assoluta necessità per l’Italia di avere la frontiera di displuvio fino a Volosca, comprendendovi tutta l’Istria. Per ottenere Fiume si è appellato al principio di auto-decisione dei popoli. Fiume non serve che in misura del 7% al traffico proveniente dalla Croazia, è sempre stato invece il porto dell’Ungheria, della Galizia, della Boemia. Fiume è sempre stata corpo separato, come uno Stato nello