[29.xl.17] Incredulità dei colleghi 15 curezza di potere ogni giorno mangiare e lavorare. Dichiaro che gli Alleati non se ne sono ancora resi conto; che perciò il presidente del Consiglio deve personalmente e avanti ogni cosa chiedere nella riunione generale degli Alleati l’esecuzione immediata del mio programma. Parlo concitatamente, soffocato dall’emozione. I colleghi mi rispondono che le mie cifre devono essere esagerate, troppo superiori alle richieste fatte dal Governo precedente; che il Paese è tranquillo, che l’esercito non ha bisogni tanto urgenti come io credo. Orlando dice di voler ripresentarsi subito alla Camera, col Gabinetto al completo. Io dovrò parlare ed assicurare il Paese sulle condizioni alimentari. Al carbone e al resto penserà Dallolio. Replico che tutti i rifornimenti dipendono dal tonnellaggio che ci sarà concesso, che non possiamo Dallolio ed io metterci in concorrenza per avere ciascuno il tonnellaggio proprio. Il Governo italiano è uno; uno deve essere il suo programma. Non posso ingannare la Camera ed il Paese con promesse che non sarei sicuro di mantenere. Sonnino è evidentemente scosso dalle mie parole. Dallolio mi dà ragione. Orlando conclude che presenterà il mio programma agli Alleati, ma che comunque questi tireranno in lungo nel soddisfarlo; insiste perché io parta per Roma con lui e mi prepari per parlare alla Camera. 29 Novembre. Stamane si è riunita al Quai d’Orsay, nella sala detta dell’Orologio, la conferenza degli Alleati. La folla ha salutato simpaticamente anche noi, delegati italiani. Si delibera la nomina di quattro commissioni: finanze - importazioni e trasporti - armamenti, munizioni e aviazione - approvvigionamenti e blocco. Io partecipo con Bianchi, ministro dei trasporti, alla seconda ed alla quarta. II presidente della seconda, Clémentel, ministro francese del commercio, che già conosco, mi dimostra simpatia e fiducia. È un grande amico dell’ Italia. Clémentel è un idea-