792 Documenti (n. 44) dell’imbarazzo in cui ci aveva posti la pubblicazione del comunicato di Wilson, sul quale non voleva manifestare apprezzamenti, e conscio delle a noi spiacevoli conseguenze della secessione dalla Conferenza, tentò quanto era umanamente possibile, con risultato purtroppo negativo, per spingerci a non partire. Sgradita conversazione nella quale ho naturalmente in ogni punto ribattuto gli argomenti del Primo Ministro, ed è terminata con un pistolotto finale sulle gravissime responsabilità che pesano sulle spalle dei Governi alleati trovantisi di fronte ai rispettivi popoli imperativamente reclamanti la pronta conclusione della pace, nell’impossibilità di giustificarne il rifiuto per semplice questione di Fiume. Nel linguaggio, con me per la prima volta severo e asciutto, di Lloyd George, e attraverso le solite manifestazioni, a modo suo, di riconoscimento dei veri interessi italiani, mi è sembrato scorgere qualche traccia di personale risentimento per l’insuccesso della sua azione mediatrice. Lloyd George nell’accennare alla primitiva impressione di Wilson, Clemenceau e sua che delegazione italiana sarebbe subito qui tornata appena ottenuto il voto di fiducia della Camera, ha lasciato intendere che, accertata la nostra decisione di assenza il giorno dell’incontro coi tedeschi, provocherebbe invio di comunicazione, forse già in preparazione, allo scopo di precisare in condizioni per noi spiacevoli l’atteggiamento finale degli alleati. Non è mancata nemmeno una ripetizione, per quanto non precisa, dell’allusione fattami il 24 di una richiesta di evacuare Fiume. Lloyd George ha pure detto che naturalmente, una volta accertato e deciso il ritorno della nostra delegazione, non mancherebbe il pretesto per differire di un giorno o due l’incontro con i tedeschi. Imperiali