[3-v-19] Visita di Bonin a Clemenceau 515 Bonin, che gli parlò a nome del capo del Governo, chiedendo anzitutto se avesse ricevuto la nota diplomatica di ieri. Clemenceau non l’aveva ancora ricevuta, ma ne aveva notizia. Bonin gliela riassunse. Clemenceau rispose che, chiedendo Fiume, l’Italia esce dal Patto di Londra; noi abbiamo, secondo lui, sbagliato strada. Uscendo dalla conferenza, abbiamo violato il Patto di Londra: tale è il parere dei giuristi francesi, che hanno già steso la dimostrazione della violazione del patto da parte italiana. Avendogli Bonin chiesto come la Francia e la Gran Bre tagna possano garantirci l’esecuzione del Patto di Londra Clemenceau ripetè la frase dettami da Tardieu, quando io gli feci la stessa domanda nel colloquio del 30 aprile: « fa, c’est no tre affaire. ». Clemenceau è disposto ad appoggiare una nostra proposta conciliativa, non sulla base esposta da Poincaré, ma sulla base del compromesso per la Saar. Bonin, uscendo dalla stanza di Clemenceau, si è incontrato con Tardieu, Loucheur e Klotz, che vivamente gli hanno raccomandato di far tornare subito la nostra delegazione a Parigi. Il colloquio Lloyd George-Imperiali è stato anche più penoso. Lloyd George ha tenuto un linguaggio severo ed asciutto. Ha confermato che i giuristi francesi e britannici dimostrano che, uscendo dalla conferenza, l’Italia ha violato il Patto di Londra. Le conversazioni non possono, secondo Lloyd George, essere riprese pel tramite diplomatico, ma solo direttamente fra plenipotenziari autorizzati a concludere senza domandare l’assenso di nessuno. Se il giorno dell’incontro coi tedeschi l’Italia sarà assente, il Patto di Londra sarà considerato decaduto; gli alleati pubblicheranno una dichiarazione spiacevole per noi; forse ci inviteranno a sgombrare Fiume. Se invece noi saremo presenti, la Gran Bretagna starà al nostro fianco