[20.VII.l8] A Parigi con Nitti >25 tempestano .di domande, insistendo in particolar modo perché dica le ragioni della ritaiinta grande offensiva italiana sul Piave. Qui tutti vorrebbero che Diaz attaccasse a fondo e predicono la distruzione dell’esercito austriaco. Noi spieghiamo quanto imprudente sarebbe un attacco in grande stile senza la necessaria preparazione. Ad un tratto Nitti esclama, credendo di dire una cosa spiritosa: « Nous devons garder nos troupes pour les alliis! » La frase cade come una gelida doccia fra tutti i convenuti. I francesi si fanno serissimi e qualcuno si allontana. Noi, dopo un momento di sbalordimento, cerchiamo di ravviare la conversazione in tono scherzoso. Ma l’accidente è telefonato subito a Clemenceau, e immagino il furore del Tigre. Ieri Nitti è stato ricevuto da Poincaré. Alle 15 viene al Meurice il generale Nicolis di Robilant, rappresentante italiano nel Supremo Consiglio di guerra. Nitti ed io discutiamo lungamente con lui la situazione dei diversi fronti. Risulta che i tedeschi hanno in linea 203 divisioni, ormai quasi pareggiate in numero dagli alleati, grazie al grande sforzo britannico ed alla compiuta formazione di almeno 24 divisioni americane. Gli effettivi delle singole divisioni per uomini e per armamenti sono indubbiamente superiori sul fronte alleato. Invece le divisioni austriache in linea contro di noi sono 72, mentre noi ne schieriamo solo 53. Nitti dice di aver esposto queste cifre a Poincaré ed ai ministri francesi, chiedendo l’invio di truppe americane in Italia; ma qui vogliono che noi attacchiamo perché disconoscono il valore delle divisioni austriache, che pure si sono sempre disperatamente battute. Vado poi a fare una passeggiata con Nitti. Io so che egli non ama Milano e perciò ogni qual volta si entusiasma nelPammirazione delle bellezze della metropoli francese, io ribatto: «Si, ma Milano...» Arriviamo presso la Gare Saint-Lazare ed egli, chissà perché, esclama: