i6o negarli a Venezia, chcconuien con loro, non che nel iìto, negli effetti ancora tanto bramati da tutti, cioè di participarc à iuoi abitanti vna vita ben lunga, e robufta, come effectiuamente fi vede. Queito è quanto circa le buone, e rare condizioni dell’ aria di Venezia ha faputo concepire la mia debolezza ; chetutto rimetto àquel più, che nel fuo Scritto eruditillì-monedifeorre V.S.EccellentilTimajondein fine pregandola a non inuidiargli più la pubblica luce, acciò ferua di Difìngannoàquelli,checontra ogni douere ne giudicano diuerfamence, trattengo la penna, e mi fottoicriuo qual Tempre fui&c. Non >vogliotralafcÌare di fuggerìre, ò corte fé Lettore , che inforgendo per mala forte in Venera mali confimili à quelli, che in quefìa Primauera fono compar fi in diuerfe parti d Italia, d'aria falubre non fi dourà attribuire l'effetto all'aria . Si come non fi pojfono notare quelle per infalubri, cofi non è da confiderarjì altrimenti quella di Venezia, nè da ftabilirfi per •vana quefta analogia, e confirmazjone della medefima. Sarà proprio, (come ho già detto ) riflettere alla pe fidente natura dell'Aujìro, li di cui aliti, ò che fono •vaganti per l aria, atte-foche per mancanza di pioggie, e neui del decor(« tnuerno, non fono flati precipitati, ed inuifehiati nella terra, ò che nell' ifpirarli l'anno pafiato hanno introdotto ne corpi fermenti peruerfi\ quali moltiplicati à poco à poco, e perii mio fent mento acrefciuti dal •vino, fono di pr e fent e cagioni •vniuerfali de mali che in Terra Ferma atterranno con •violenza li corpi, com’è certo per •veridiche relazioni, il Signor iddio freferui tutti d* ogni male) e •vitti felici»