non poiTo vna confìderabiliflìma particolarità , eh’è degno parco di quefta gran Madre delle Vircù , e come che à cucci vifibile, chiaramence conofcere fà con quanca maeftà rifìeda in quefta Dominance. Comparifcono le Leggi , le quali confìderate dall* Angelico S. Tomaio con particolare accenzione con alcre di diuerfì Dominj d'Italia » e che ftabilice quefte rigide da Principi in quel tempo ( diuerie fono di prefence ) per aflìcurarfl nel comando» mociua> che fe ftace non fodero di condizione cale, permanenci ne anche fi farebbero mancenuti nel Principaco. Per moftrare quanto venerabili fodero le Venete, cherendeano ftabile vn tanco Dominio , fenza pericolo douefle mancare , fog-giunge Duce Venetiurum excepto, qui tamen temperatum habet rtgitnen. Quefta e la ragione perche canto affezionaci abbia la Serenifsima Repubblica li fuddici , quali nella piena iibercà, fono refifol fchiaui del di lei cordiale amore. Inferifco dunque con fondamento , eifer euidente-mente fanguigno il Veneto per le di lui dolci, ed amabili leggi, le quali corrifpondono alla purità , e nobilcà dello fpirito , che fi genera dal fangue puro col concor-fo dell’aria perfetta. Se d’efatta purità non foffe tanto l’aria , quanto il fangue > ma quella ,, e quefti fi ricro-uadero con imperfezione, mancarebbero li fondamenti alla prudenza, e cali non farebbero le leggi . Stimo dir molto , coi non motiuare in auuantaggio in quello particolare, non potendofì abbellire la luce. Chi non vuole acciecarfì non miri il Sole, ma godendo li di lui benigni effetti , lo ammiri per primo Luminare. Non potendofì dunque alterare, che accidentalmente l’aria di Venezia, per cagione de Venti , ò di fua natu-raantipacici, come il Garbino, ò per altri che fpjnghi-no in quefta aliti putredinofi d’acquc ftagnanti in alcre parti,