gnor Guglielmini,abbenche’dalla ilefla violenza del foco, o d’altro tale, odaH’vrtoimpetuofo, e replicalo ae' fcoglj fidiuideileroin vn’atoma, efottiliifimafottigliezza. Da quella loro figura forfè più, che da quella delle fpine>del-le Colonne, delle Piramidi, e fimili poffo no na ice re tanti marauigliofi effetti, che continuamente fi vedono, e variarli conforme i foggetti » che incontrano, o gli altri corpìcelli, à quali s’vnifcono, o conforme le loro moli fono più , o men grandi, e aiììemeammonticellare. Durò poi più di tutti il fuddetto pefee » iiccome l’affogato nell'acqua ialia ienza corromper/!, perche feguendo quegli atomecti falini ad agitare placidamente,e co modo ignoto a noflri occhi,gl’incluil liquori, pefe bellamente in liberta, anzi in fuga tutte quelle particelle molli » ed arrendeuoli ,òfpiritoie e tumultuanti, cbeioglion col tempo difgiugnerle fila, che teffono la fabbrica ammirabile de viuenti. Hilì poi penetrando per tutti i vani,che fono feminati ne corpi, c colà i n fra le fila de mufcoli, e d’altri ordigni fermandofi vennero, come à legarle Erettamente afficme, acciò più non fi fèparaffero,e quafi dif-fì, a puntellarle, e inchiodarle . Ne il vaio internamente s’ingombro, come gli altri, perche effendo i vapori acqueo ialini affai fottili, e affai mobili ,e come fi /uol dire , volatili, fcappauano tutti per le commeffure non ben ferrate del coperchio del vaio, ne aùeuan tempo da in-uifchiarfì nè meati inuifibili, ed’inerpicarfisù le inegualità non offeruate del vetro. Non cofi fecero i vaporidei fecondo vafo, perche appena incominciorono a iolleuar-fi, che per la loro pigrizia, ed impurità fé n’appiccò vna gran parre fui doilodd vetro, dal che V. S. Eccellentiilì-ma chiaramente vede , quanto ben fi conofca quali di quefti due fieno più puri, più benigni, e a viuenti più faluteuoli. £ in fatti hò più d’vnà volta offeruato impallidire, quàn* do