[19.lv.19] Fermezza italiana 439 Questa minaccia ha impressionato assai Wilson e Lloyd George, che si sono sforzati di dimostrare le tragiche conseguenze di una rottura fra l’Italia ed i suoi alleati. Wilson ha accennato a voler pubblicare un manifesto al mondo per giustificare il suo diniego all’Italia. Tornati all’albergo, Orlando e Sonnino hanno convocato la delegazione. Mi raccontano che la seduta della delegazione è stata tempestosissima: che Sonnino ha dato in tali escandescenze da essere udito nei corridoi. Si è deciso di chiedere l’esecuzione del trattato di Londra. Tutti all’Edoardo VII siamo convinti di essere impegnati in una questione di dignità e di solidarietà nazionale. A Fiume vi sono 40.000 italiani di fede altamente provata. A nessun costo li possiamo abbandonare ai croati. Cosi in Dalmazia palpita una grande fiamma; ma il trattato di Londra l’ha purtroppo già sacrificata in gran parte. Esso ci assegna l’italianissima Zara e Sebenico; abbandona Spalato che è assai più italiana di Sebenico. Alle ragioni strategiche della difesa delle nostre coste, se ne possono contrapporre altre e cioè difficoltà di difendere la Dalmazia stessa: è dunqe ammissibile una transazione. Siamo dunque a difendere con i denti ciò che dobbiamo difendere, perché difendiamo l’onore d’Italia, che ci vieta di abbandonare Fiume e Zara. Ma siamo lieti che la grossa questione del displuvio alpino, e cioè del confine al Brennero ed a Volosca, non sia più in discussione. Come non è in discussione il nostro possesso di Valona, chiave meridionale dell’Adriatico. È già una bella vittoria. Il resto verrà, se mostreremo fermezza e concordia. In Milano, dopo due giorni di sciopero, e in tutte le altre città che hanno scioperato per un giorno, il lavoro è stato ripreso. Le associazioni patriottiche, in una riunione presieduta dall’on. Ettore Candiani, dopo aver riferito su i colloqui dei loro dirigenti coi ministri Bonomi e Cavi-